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Di Elena Aida Mangiacasale
26 novembre 2007
La realtà delle p.m.i, la loro entità su tutto il territorio nazionale, rappresenta un punto cruciale per lo sviluppo economico e produttivo del nostro Paese.
Un dialogo aperto, costruttivo, completo e trasparente rappresenta un importante pilastro su cui Banche ed imprese possano costruire il futuro dell’economia nazionale.
E’ importante, infatti, che tra Banca ed impresa si crei un dialogo fondato sul flusso informativo, sulla competenza e sulla consulenza, dialogo fortemente voluto e dal Comitato di Basilea e da PattiChiari. Il motivo sembra ovvio.
La Banca infatti vuole e deve comprendere la capacità competitiva dell’impresa che ha davanti, acquisendo in collaborazione con il cliente, le informazioni sulla situazione attuale, le previsioni di sviluppo del mercato in cui l’azienda opera, sui prodotti e servizi realizzati e sul posizionamento del mercato , tenuto conto delle caratteristiche del settore e della dinamica della concorrenza.
Le informazioni utili a tale scopo riguardano:
– La natura giuridica dell’impresa (autonomia patrimoniale, responsabilità dei soci, capitale sociale minimo, regime fiscale della società e dei soci, …)
– La struttura proprietaria (rapporto tra capitale di comando e capitale controllo, composizione del capitale di comando in termini di numero dei soci e di concentrazione delle quote di controllo, …)
– Il settore di attività, i prodotti o servizi, i principali concorrenti, i canali distributivi, …
– La fase di sviluppo dell’impresa
– L’esperienza nel settore dei proprietari e dei responsabili.
Una precisa ed esaustiva informativa consente alla banca di individuare la natura e l’origine dei fabbisogni finanziari dell’impresa e quindi di studiare ed erogare finanziamenti, anche su misura, atti a soddisfare nella maniera più adeguata le sue esigenze.
Sulla base di questa collaborazione si andrà a creare un rapporto fiduciario, basato sulla consulenza che la banca fornirà al cliente, sulla discrezionalità ma non arbitrarietà nell’erogazione e nella gestione del credito, dovuto a responsabilità del banchiere nell’impiego di capitali affidategli dai depositanti.
L’esame delle relazioni tra banche ed imprese e’ di particolare rilevanza in quanto la conoscenza diretta del cliente fondata sui rapporti avuti in passato in termini di serietà, trasparenza e tempestività fornisce indicazioni sulla sua solvibilità , capacità e volontà di far fronte ai propri impegni nei confronti del sistema bancario e costituisce quindi un importante elemento di valutazione del rischio di credito dell’impresa.
La migliore conoscenze dell’impresa consentita da un rapporto approfondito e duraturo permette alla banca, infatti, di :
– garantire continuità nell’offerta del credito;
– rinunciare a richiedere garanzie e quindi concedere credito anche alle imprese meno patrimonialiazzate ma con elevato potenziale di reddito;
– intervenire nella gestione delle crisi d’impresa;
– svolgere un ruolo complementare rispetto al mercato dei capitali, segnalando le imprese meritevoli di finanziamento.
Un efficace ed efficiente processo di valutazione del rischio di credito e’ un dovere dell’istituto di credito che deve perseguire finalità di interesse e responsabilità sociale, verso gli azionisti delle banche, gli imprenditori, i risparmiatori, preservando la collettività da perdite ( patrimoni, ricchezze economiche, posti di lavoro) indotte da decisioni non oculate.
Ma come vengono valutate le imprese? Secondo quali criteri?
I CRITERI GENERALI [1] che le banche utilizzano al fine di valutare l’erogazione del credito alle P.M.I. sono sei:
1. l’impresa ed il suo business: bisogna stabilire la posizione dell’impresa ed il suo ruolo nel mercato. Qual e’ il suo business? Come si posiziona l’impresa sul mercato? In che fase e’ del ciclo di vita?
2. le finalità del finanziamento: un’informativa ampia e circostanziata sulla finalità dell’operazione e’ nell’interesse dell’azienda, poiché consente alla banca di disporre dei migliori elementi per valutare le esigenze creditizie dell’azienda, di fornire una buona consulenza ed un ampio quadro di riferimento sulla situazione attuale e prospettica dell’impresa nel mercato in cui opera. Elemento fondamentale in questa fase e’ il business plan, ovvero un documento programmatico con il quale un’impresa analizza le proprie strategie ed esigenze finanziarie .
3. il capitale investito dall’imprenditore o dai soci: e’ un indicatore molto importante di quanto l’imprenditore crede nell’iniziativa e di quanto e’ disposto a rischiare prima di richiedere i finanziamenti a fonti esterne.
4. la capacità di rimborso dell’impresa: e’ il più importante dei requisiti da soddisfare ai fini di una valutazione favorevole della richiesta di affidamento.
L’analisi della capacità finanziaria di rimborso permette alla banca di verificare se esistono o meno le condizioni economico-finanziarie per il successo dell’iniziativa ed il rimborso del capitale prestato e dunque che supportano la decisione di finanziamento.
La verifica da parte della banca può essere condotta sulla base di molteplici approcci valutativi (di seguito descritti) ,a seconda delle caratteristiche del settore e dell’impresa, nonché delle finalità, tipologia e dimensione del finanziamento.
Ex.:
– Per i finanziamenti a breve termine legati all’operatività’ corrente, quali li anticipi s.b.f. su ri.ba e fatture volti a coprire il fabbisogno finanziario del circolante commerciale, la banca si basa sulle capacità delle imprese di produrre flussi di cassa nel breve periodo e dell’equilibrio della sua situazione finanziaria e patrimoniale
– Per i finanziamenti a m/l la banca conduce un’analisi che punta a valutare la capacità prospettica dell’azienda di rimborsare negli anni futuri il prestito facendo prevalere lo studio e interpretazione dei flussi economici, e dunque di cassa e monetari che l’impresa sarà in grado di generare.
La banca esaminerà i flussi di cassa che si prevede vengano generati dall’attività’ e la probabilità che tali flussi si concretizzino.
In seconda istanza la banca procederà ad un’analisi storica e propspettica della struttra dei margini economici dei bilanci aziendali.
Successivamente valuterà alcuni indicatori di solvibilità quali:
a) riferiti a m/l : misurano la capacità dell’impresa di generare profitti, tali da consertirle di rimborsare alla scadenza i propri debiti, e sono:
– M.O.L./ Fatturato oppure CASH FLOW/ Fatturato
– L’incidenza degli oneri finanziari sul cash flow
– La leva finanziaria: rapporto tra capitale investito ed i mezzi propri. Il financial leverage determina:
aa) maggiori utili sino a che il R.O. si mantiene superiore al costo dell’indebitamento
bb) minori utili o maggiori perdite quando il costo dell’indebitamento supera la redditività del capitale investito.
In entrambi i casi maggiore e’ la leva e maggiore è la quantità di rischio finanziario che l’impresa incorpora nel suo bilancio
b) riferiti al breve periodo: misurano la liquidità aziendale o la sua capacità di onorare le scadenze con adeguati flussi di cassa.
– Capitale circolante netto (Attività correnti- passività correnti)
– Liquidità’ corrente (attività correnti/passività correnti)
– Liquidita’ secca o quick ratio ( cassa + titoli non immobilizzati + crediti a breve/passività correnti)
5. le garanzie per le mitigazioni del rischio: forme addizionali di copertura del rischio che il cliente può fornire al finanziatore
6. il sistema delle relazioni tra banca ed impresa
IL RATING
Il rating è un giudizio che esprime la capacità di ripagare un prestito da parte di un’impresa. È una sorta di voto che sintetizza le informazioni quantitative e qualitative disponibili sull’impresa in relazione all’insieme delle informazioni che la banca ha a disposizione sulla totalità delle imprese clienti e sul loro comportamento di rimborso nel corso del tempo.
Esso e’ una valutazione:
– prospettica
– Depurata dagli effetti dei cicli economici;
– basata su un’analisi quali-quantitativa;
La valutazione verterà sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società, sui piani d’investimento, sulle coperture finanziarie, sulla struttura organizzativa, sulle politiche reddituali e fiscali, sull’analisi del macro e micro ambiente, sulle caratteristiche del management.
I principali criteri utilizzati dalle agenzie di rating per le proprie valutazioni sono:
– il grado di solvibilità dell’emittente
– la natura del finanziamento
– le garanzie
– le valutazioni sul capitale, sul cash flow, sull’allocazione dei rischi, sul settore, sul management.
BASILEA 2 e LE P.M.I : I NUOVI CRITERI PER L’ACCESSO AL CREDITO
Con il termine BASILEA 2 si identifica il nuovo accordo sui requisiti patrimoniali delle Banche stabiliti nel 2004 dal Comitato di Basilea per la Supervisione Bancaria. L’obiettivo e’ stato quello di garantire una maggiore solidità ed efficienza al sistema Bancario internazionale, attraverso una migliore valutazione del rischio di ogni debitore. In parole povere, ogni qualvolta un istituto di credito eroga un finanziamento si assume un determinato grado di rischio legato alla possibilità di insolvenza del debitore.
L’accordo di Basilea 2 stabilisce che gli istituti di credito debbano avere un grado di patrimonializzazione idoneo a far fronte al livello di rischio che si sono assunti in relazione ai finanziamenti erogati.
Mentre Basilea 1 prevedeva, ad esempio, requisiti di capitale uguali per qualunque prestito alle imprese, Basilea 2 prevede la possibilità di valutare meglio il rischio di un singolo prestito e quindi di differenziare gli accantonamenti patrimoniali:
– per un prestito ad un’impresa più rischiosa la banca dovrà accantonare più capitale
– per un prestito ad un’impresa più affidabile e meno rischiosa la banca potrà accantonare una quota di capitale minore.
Basilea 2 riguarda le banche in modo diretto e immediato, ma coinvolge fortemente anche tutte le imprese (incluse le ditte individuali, gli artigiani, le imprese familiari, le cooperative, etc.) perché i nuovi meccanismi di accantonamento del patrimonio sono direttamente correlati all’affidabilità delle imprese stesse. L’effetto generale di Basilea 2 sarà quello di creare un circolo virtuoso: da un lato le banche saranno incentivate a classificare e valutare le imprese clienti in modo più rigoroso, dall’altro le imprese più meritevoli saranno favorite attraverso migliori condizioni di accesso al credito.
Tutte le ricerche, comprese le più recenti effettuate dalla Commissione Europea,
confermano che, con Basilea 2, gli accantonamenti di capitale che le banche dovranno effettuare per i prestiti alle PMI saranno in media inferiori a quelli attuali. Per beneficiare di questi vantaggi è tuttavia essenziale che ciascuna impresa, anche piccola, si presenti con le carte in regola e sappia creare con la banca un rapporto costruttivo e basato sulla massima trasparenza e fiducia.
Ma come vengono classificate le imprese nelle diverse classi di rating?
Con Basilea 2 esistono due tipi di rating: quello calcolato da agenzie specializzate
(rating esterno) e quello elaborato dalla banca secondo propri criteri e modelli (rating interno).
I rating esterni sono elaborati da agenzie internazionali come Standard&Poor’s, Moody’s e FitchRatings. Bisogna ricordare che in Europa e anche in Italia le imprese, anche in forma cooperativa, provviste di rating esterno sono pochissime, in sostanza solo le maggiori aziende. Per tutte le altre un ruolo chiave sarà svolto dai rating interni attribuiti dalle banche.
Il rating attribuito non è immutabile, ma viene periodicamente controllato e aggiornato sulla base di tutte le informazioni disponibili (di norma almeno una volta all’anno).
APPROCCIO STANDARD
Presuppone l’utilizzo di rating forniti da agenzie specializzate (Moody’s, Fitch, S&P) e di seguito elencate
Per semplicità prendiamo in considerazione solo livelli di rating relativi a strumenti finanziari considerati universalmente accettabili dagli investitori istituzionali. L’“investiment grade” corrisponde ad una soglia di valutazione minima al di sopra della quale vi sono emissioni che vantano piu’ che un soddisfacente grado di solvibilità.
CATEGORIA
MOODY’S
S&P
FITCH
DESCRIZIONE
BOND
RISCHIO
INVESTIMENT GRADE
Aaa
AAA
AAA
Ottima qualità
Minimo: e’sicuro il pagamento sia del capitale che degli interessi
Aa1
AA+
AA+
Alta qualità
Modesto: elevata probabilità di pagamento
Aa2
AA
AA
Aa3
AA-
AA-
A1
A+
A+
Medio-alta qualità
Medio basso: forte capacità di pagamento degli interessi ed el capitale ma sensibilita’ al verificarsi di eventi negativi imprevisti
A2
A
A
A3
A-
A-
Baa1
BBB+
BBB+
Media qualità
Medio: copertura adeguata degli interessi e del capitale ma anche compresenza di elementi speculativi e di investimento
Baa2
BBB
BBB
Baa3
BBB-
BBB-
Le società dotate di un rating elevato avranno uno sconto sul coefficiente di ponderazione ovvero:
TAB. 2 i nuovi coefficienti di ponderazione [2]
rating
Tra AA- e AAA
A+/A-
BB+/BB-
< BB- Senza rating Coeff. Di ponderazione 20% 50% 100% 150% 100% Con Basilea 1 il coefficiente di ponderazione era pari a 8% per tutti, quindi per un finanziamento di € 50.000 senza garanzia la Banca costituiva riserve per € 4000,ora l’operazione e’ molto più variegata , facciamo qualche esempio : - impresa con rating AAA: 50.000€ * 20%* 8%= 800 € - impresa con rating A+ : 50.000€ * 50%*8%= 2.000 € - impresa con rating B- : 50.000 € *150%*8%= 6.000 € In assenza di rating esiste però uno “sconto” per le p.m.i. Per queste, infatti, si applica un coefficiente di ponderazione pari al 75%, più basso rispetto allo standard (100%) , proprio perché per le banche, in un’ottica di diversificazione del portafoglio, e’ meglio erogare diversi finanziamenti a varie p.m.i piuttosto che un unico finanziamento ad una grande azienda che non dispone di rating. Ex: finanziamento di 100.000 € ad una grande azienda senza rating: la dotazione patrimoniale sarà pari a: 100.000 € * 100%* 8%= 8.000 € 10 finanziamenti di € 10.000 a dieci piccole aziende senza rating: in questo caso la dotazione patrimoniale sarà pari a : 100.000 (dieci finanziamenti ognuno di 10.000€ ) * 75% * 8%= 6.000 € APPROCCIO AL RATING INTERNO Molto più complesso poiché prevede un’analisi molto capillare da parte della banca che esamina nel dettaglio tutti gli aspetti del business dell’impresa cliente. Ovviamente l’istituto di credito e’ guidato nell’analisi da alcuni paletti imposti dal G10: 1. la valutazione dell’impresa deve avvenire in una prospettiva di 12 mesi; 2. stabilire la PROBABILITA’ DI DEFAULT ovvero la possibilità che nell’arco temporale considerato l’impresa non adempia ai propri obblighi contrattuali. La probabilità di default viene poi suddivisa in vari intervalli di probabilità (e’ a discrezione della Banca adottare una diversa suddivisione degli intervalli). 3. Oltre al P.D. le banche devono prendere in considerazione anche altri 3 fattori: · la perdita per la Banca in caso di insolvenza (LOSS GIVEN DEFAULT: LGD) : e’ un indicatore che quantifica la perdita della banca in caso di insolvenza. Espresso in termini percentuali, e’ elevato nel caso di finanziamenti erogati senza alcuna garanzia, e’ piu’ basso in caso di finanziamenti assistiti da garanzia. - l’esposizione creditizia della Banca al momento dell’eventuale default (exposure at default: EAD): coincide normalmente con il valore nominale del credito concesso. - la durata effettiva del credito (maturità: M): Anche con questo approccio e’ previsto un piccolo sconto per le p.m.i. Per le imprese con un giro d’affari inferiore ai 50 milioni di euro, infatti, il comitato di Basilea ha previsto delle formule un po’ più complesse inserendo tra gli input oltre ai 4 fattori anche il fatturato. Qual e’ il legame tra il fatturato ed il coefficiente di ponderazione? Al diminuire del fatturato decresce anche il coefficiente di ponderazione, quindi minore e’ la dimensione dell’impresa più bassa e’ la quota di capitale di cui le banche devono dotarsi, molto più vantaggioso per le piccole medio imprese, quindi. Bibliografia: - Pescaglini A / Pescaglini R , Compendio di Tecnica Bancaria - CREDITO: arriva Basilea 2,A. Telata, edito da Mondadori dicembre 2006 - www.abi.it - www.pattichiari.it - Vari articoli pubblicati su internet. [1] TRATTI DAL SITO PATTI CHIARI. [2] Tratta da CREDITO: arriva Basilea 2,A. Telata, edito da Mondadori dicembre 2006 Elenco completo degli articoli Si iscriva alla Newsletter per ricevere gli approfondimenti Massimario Tidona in omaggio (PDF): L'USURA NEI CONTRATTI BANCARI, LA GIURISPRUDENZA Clicca qui per richiedere il Massimario in PDF ATTI del Convegno IL CONTENZIOSO BANCARIO ATTUALE Volume - 300 pagine - Nov. 2017 Modulo di Acquisto © COPYRIGHT TIDONA Tutti i contenuti sono protetti dal diritto d'autore. Ogni utilizzo non autorizzato sarà perseguito ai sensi di legge. RIPRODUZIONE VIETATA
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