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13 Marzo 2021 In Diritto finanziario Tidona

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza dell’Italia

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© Tutti i diritti riservati. Vietata la ripubblicazione cartacea ed in internet senza una espressa autorizzazione scritta. È consentito il link diretto a questo documento.

 

Di Antonio Pezzuto, ex Dirigente della Banca d’Italia

 

Come noto, nel maggio 2020 l’Unione Europea ha varato un piano di aiuti di portata eccezionale (c.d. Next Generation EU, NGEU)[1] per l’ampiezza degli strumenti e l’entità delle risorse messe a disposizione degli Stati membri, con l’obiettivo di favorire la ripresa e mitigare gli effetti economici e sociali della crisi innescata dalla pandemia da Covid-19.

Le risorse ammontano a complessivi 750 miliardi di euro (a prezzi 2018), suddivisi in 360 miliardi di prestiti e 390 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto[2], a cui si aggiungono i 1.074 miliardi stanziati dal Bilancio UE con il Quadro finanziario pluriennale europeo (QFP) 2021-2027. Nell’ambito del NGEU, il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility, RRF)[3], con una dotazione finanziaria di 672,5 miliardi di euro (di cui 312,5 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto e 360 miliardi di prestiti garantiti dall’UE), è lo strumento di maggior rilievo, insieme al React-EU (47,5 miliardi), per il sostegno agli investimenti e alle riforme nell’ambito del Semestre europeo.

Il Dispositivo dovrà promuovere la coesione economica, sociale e territoriale dell’Unione attraverso il conseguimento di obiettivi specifici mirati, tra l’altro, a migliorare la resilienza alle crisi e a sostenere la transizione verde e digitale per una crescita sostenibile. Il programma React-EU è finalizzato, invece, a rafforzare l’economia e l’occupazione nelle regioni più colpite dalla pandemia.

E’ previsto inoltre che il 70 per cento delle sovvenzioni (pari a 218,7 miliardi) dovrà essere impegnato negli anni 2021 e 2022 sulla base di criteri specifici, tra i quali popolazione e tasso medio di disoccupazione negli ultimi cinque anni rispetto alla media europea 2015-2019; il restante 30 per cento delle risorse (pari a 93,8 miliardi) sarà impiegabile nel 2023, tenendo conto del calo del PIL nel 2020 e nel periodo cumulato 2020-2021.

L’erogazione dei prestiti, da richiedere entro la fine di agosto 2023, è condizionata alla stipula di un accordo tra lo Stato membro interessato e la Commissione. Il volume massimo di prestiti per ciascun paese membro non dovrà superare il 6,8 per cento del suo Reddito nazionale lordo nel 2019 a prezzi correnti; tuttavia, tale limite può essere aumentato in circostanze eccezionali da valutare caso per caso.

La fase attuativa del Dispositivo sarà coordinata da una apposita task force della Commissione europea in stretta collaborazione con la Direzione generale per gli affari economici e finanziari. Un comitato direttivo, presieduto dalla Presidente della Commissione, fornirà un orientamento politico alla task force per contribuire a garantire che il Dispositivo sia attuato in modo coerente ed efficace.

L’accesso alle risorse europee è subordinato alla presentazione, da parte degli Stati membri, di un Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR) che dovrà declinare riforme e investimenti pubblici da realizzare nel periodo 2021-2026. Vi potranno essere inclusi anche strumenti di incentivazione degli investimenti privati, purché in linea con la disciplina europea in materia di aiuti di Stato. Il piano dovrà essere corredato con target intermedi e finali e con stime attendibili dei costi, nonché indicare le modalità di monitoraggio della fase di attuazione e i presidi a tutela degli interessi finanziari dell’UE, a fronte del rischio di frodi, corruzione e conflitti di interesse[4].

I PNRR, da presentare alla Commissione entro il 30 aprile 2021, dovranno recepire le raccomandazioni specifiche per paese approvate dal Consiglio europeo ed essere coerenti con le priorità europee.

Ai fini della predisposizione dei PNRR, il 22 gennaio 2021 la Commissione ha pubblicato la versione aggiornata delle Linee guida per gli Stati membri[5]. La Guida si articola in quattro parti: nella prima andranno fornite spiegazioni particolareggiate su come le misure proposte saranno in grado di rimuovere gli elementi di criticità individuati nelle raccomandazioni specifiche per paese; nella seconda andranno illustrati le riforme e gli investimenti, “raggruppati in componenti coerenti”, con l’indicazione di target intermedi e finali e di un cronoprogramma che rifletteranno i progressi compiuti nella fase di attuazione; nella terza gli Stati membri dovranno, tra l’altro, spiegare come il PNRR è coerente con altri piani e fondi (in particolare con il Piano nazionale per l’energia e il clima, l’Accordo e i programmi di partenariato e altre politiche e strategie nazionali pertinenti) e come intendono attuare le riforme e gli investimenti proposti; nella quarta e ultima parte dovrà essere fornita una valutazione dell’impatto macroeconomico del Piano sul PIL potenziale, sull’occupazione e su altre variabili macroeconomiche, nonché una stima di come le varie componenti del Piano contribuiranno alla crescita, alla creazione di nuovi posti di lavoro e alla resilienza economica, sociale e istituzionale, a mitigare le conseguenze economiche e sociali della crisi e a rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale.

Il Piano sarà valutato dalla Commissione entro due mesi dalla presentazione e approvato dal Consiglio dell’UE a maggioranza qualificata, entro quattro settimane dalla proposta della Commissione. La valutazione positiva delle richieste di pagamento avanzate dagli Stati membri sarà subordinata al soddisfacente conseguimento di obiettivi intermedi e finali e terrà conto del parere espresso al riguardo dal Comitato economico e finanziario[6]. Se, invece, la Commissione stabilisce che i target non sono stati rispettati in modo soddisfacente, il pagamento del contributo finanziario può essere sospeso.

Occorre aggiungere che, in sede di valutazione del Piano e di determinazione dell’importo da assegnare al paese interessato, la Commissione tiene conto delle informazioni sullo Stato membro disponibili nel contesto del Semestre europeo, nonché degli elementi forniti dallo Stato membro interessato e di ogni altra informazione pertinente. La Commissione valuta il Piano in termini di pertinenza (ad esempio, se è idoneo ad affrontare in modo efficace tutte o una parte significativa delle sfide indicate nelle raccomandazioni specifiche per paese), efficacia (ad esempio, se è in grado di avere un impatto duraturo sul paese), efficienza (ad esempio, se la motivazione addotta dallo Stato membro in merito all’ammontare dei costi stimati è ragionevole e plausibile) e coerenza (se le misure previste per l’attuazione di riforme e di progetti di investimenti pubblici rappresentano azioni coerenti).

Il 12 gennaio 2021 il Governo ha trasmesso alle Camere il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che darà attuazione al programma Next Generation EU. Il PNRR è un documento di oltre 170 pagine, nel quale sono illustrati gli obiettivi strategici, le riforme e gli investimenti, l’attuazione e il monitoraggio del piano e la valutazione dell’impatto economico.

Gli interventi di policy esposti nel PNRR sono finalizzati al raggiungimento di tre obiettivi principali:

  • affrontare le conseguenze economiche, sanitarie e sociali della crisi pandemica;
  • preparare il sistema economico e sociale del paese ad affrontare eventi estremi, mostrando capacità di adattamento alle sfide del futuro;
  • predisporre un insieme di riforme necessarie a dare slancio alla crescita, rimuovendo le criticità strutturali dell’economia e della società italiana (insufficiente crescita, diffuse disparità territoriali, scarsa efficienza della PA, bassa capacità di innovazione tecnologica, ecc.).

Coerentemente con gli obiettivi del Dispositivo, la bozza del Piano poggia su tre assi strategici, condivisi a livello europeo (digitalizzazione e innovazione; transizione ecologica; inclusione sociale) e si articola in sei missioni (digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione sociale; salute) che rappresentano aree di investimento, ciascuna delle quali è declinata in 16 componenti, a loro volta suddivise in 48 linee di intervento per progetti omogenei e coerenti. Inoltre, il Piano individua tre specifiche priorità trasversali alle linee di intervento e alle missioni: parità di genere; giovani; Sud e riequilibrio territoriale.

Il primo asse, digitalizzazione e innovazione, è definito “driver” per l’innovazione e la trasformazione dei processi, dei prodotti e dei servizi. Il secondo, transizione ecologica, orienta il Piano verso il modello di sviluppo economico e sociale in coerenza con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Il terzo asse, inclusione sociale, prevede interventi mirati alla riduzione strutturale delle asimmetrie e delle disuguaglianze territoriali, generazionali e di genere all’interno del Paese.

 

Per quanto riguarda le priorità trasversali, va detto che la prima di esse, parità di genere, persegue l’obiettivo di monitorare e valutare i progetti del Piano in un’ottica di “gender mainstreaming”, valorizzandone la capacità di migliorare la parità di accesso economico e sociale della donna, di attrarre investimenti nel settore della formazione e dell’imprenditorialità femminile e nella costruzione di infrastrutture sociali che agevolano una più efficace distribuzione dei carichi di lavoro e familiari.

 

La seconda priorità individua i giovani quali attori e principali beneficiari delle sei missioni del Piano. Si prevedono misure atte a potenziare l’istruzione, i percorsi formativi professionalizzanti, nonché l’espansione di settori in grado di offrire opportunità lavorative a soggetti appena entrati nel mondo del lavoro.

La terza priorità si traduce nell’obiettivo di ridurre i divari territoriali e liberare il potenziale inespresso di sviluppo del Mezzogiorno. Il Piano non reca una ripartizione territoriale delle spese, cosicché una valutazione preliminare è possibile solo in relazione all’allocazione delle risorse provenienti dal programma React-EU, che stanzia 8,8 miliardi a favore del Mezzogiorno.

Da ultimo, il PNRR indica una serie di riforme strutturali di contesto per sostenere i progetti di investimento e assicurare il rilancio dell’economia in una prospettiva di lungo periodo[7]. Tra le riforme individuate nel Piano si segnalano quelle della giustizia e del sistema tributario. La prima, considerata imprescindibile per favorire la competitività delle imprese e la propensione a investire nel nostro Paese, è volta a semplificare e razionalizzare il processo civile, a riorganizzare l’attività degli uffici giudiziari e dei relativi vertici e organi di autogoverno e a digitalizzare le procedure del processo penale, con l’obiettivo di aumentare la trasparenza e ridurre la durata dei procedimenti civili e penali. La seconda riforma è rivolta soprattutto alla riduzione delle aliquote effettive sui redditi da lavoro dipendente e autonomo, in modo da innalzare il tasso di occupazione, far emergere il lavoro sommerso e incentivare l’occupazione delle donne e dei giovani.

Tra le riforme di maggiore impatto sul sistema produttivo viene indicata la revisione del sistema di fiscalità ambientale, la riforma del mercato del lavoro e del sistema delle concessioni stradali.

Le risorse complessivamente allocate nelle sei missioni ammontano a 311,9 miliardi di euro, di cui 210,9 (145,2 miliardi per progetti nuovi e 65,7 miliardi per progetti in essere) provengono dal “Dispositivo di ripresa e resilienza”, 13 miliardi dal programma “React EU”, 7,9 miliardi da fondi strutturali europei e 80,05 miliardi dalla programmazione di bilancio 2021-2026 (cfr. tab. 1). Secondo il PNRR, le risorse NGEU (pari a 223,9 miliardi) dovrebbero essere destinate per il 70 per cento a investimenti pubblici, per il 21 per cento a incentivi per gli investimenti privati e per il 9 per cento a finanziare spesa corrente o a far fronte a minori entrate.

Risorse del PNRR per il periodo 2021-2026

Tab. 1

Risorse del PNRR per il periodo 2021-2026 Progetti in

essere

Progetti nuoviReact/EUTotale NGEUFondi strutturali

(SIE/POM e FEASR)

Programmaz.

di bilancio

2021-26

Totale
Sovvenzioni 68,9 13,081,9  81,9
Prestiti65,761,9 127,6  127,6
Differenza tra eventuali

utilizzi e fonti di finanziamento

  

14,4

  

14,4

   

 14,4

Fondi non NGEU    7,980,0587,95
Totale65,7145,2 13,0223,97,980,05311,85

Fonte: elaborazione su dati PNRR (importi in miliardi di euro)

 

La missione 1 (Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura) persegue l’obiettivo generale di modernizzare il Paese in chiave digitale. Essa assorbe una quota di risorse pari a 46,3 miliardi (21 per cento delle disponibilità totali del NGEU) e si struttura in tre componenti, declinate a loro volta in undici linee di intervento.

La prima componente della Missione 1 (digitalizzazione, innovazione e sicurezza della PA) è articolata in tre settori di intervento: digitalizzazione della PA; modernizzazione della PA; innovazione organizzativa della giustizia, che nel complesso assorbono 11,7 miliardi, di cui 5,6 per progetti già in essere e 6,1 per nuovi progetti. La parte più consistente delle risorse è dedicata alla informatizzazione della PA (circa 8 miliardi).

Le misure ricomprese nella seconda componente (digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo) sono volte a rafforzare la competitività del sistema produttivo italiano, che ha accumulato significativi ritardi rispetto alle tendenze registrate negli altri paesi europei in termini sia di produttività dei fattori e del lavoro sia di accumulo di capitale fisso. Cinque sono le linee di intervento delineate nel Piano: transizione 4.0; innovazione e tecnologia dei microprocessori; digitalizzazione PMI e Fondo di garanzia; banda larga, 5G e monitoraggio satellitare; politiche industriali di filiera e internazionalizzazione. Le risorse stanziate per la realizzazione dei progetti si ragguagliano a 26,55 miliardi. Di questi, 4,20 miliardi sono destinati a progetti in essere e 21,55 miliardi a progetti nuovi.

La terza componente (turismo e cultura 4.0) mira ad accrescere l’attrattività del sistema turistico e culturale del Paese attraverso la modernizzazione delle infrastrutture materiali e immateriali e il potenziamento delle strutture ricettive. Le risorse stanziate, pari a 8 miliardi, di cui 0,3 per progetti in essere e 7,7 per progetti nuovi, sono ripartite in tre aree di intervento: patrimonio culturale (2,7 miliardi); siti minori, aree rurali e periferiche (2,40 miliardi); turismo e cultura 4.0 (2,90 miliardi).

La missione 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica) costituisce uno degli assi centrali del Piano e comprende tre dei programmi flagship del NGUE (power up, renovate e recharge and refuel), identificati dalla Commissione europea nella Strategia Annuale di Crescita Sostenibile 2021. Le risorse complessivamente destinate a questa missione ammontano a 69,8 miliardi (30,2 per progetti in essere e 37,3 per progetti nuovi) e sono ripartite in quattro componenti: agricoltura sostenibile ed economia circolare (7 miliardi); energia rinnovabile, idrogeno e mobilità locale sostenibile (18,22 miliardi); efficienza energetica e riqualificazione degli edifici (29,55 miliardi); tutela del territorio e della risorsa idrica (15,02 miliardi).

La missione 3 (Infrastrutture per una mobilità sostenibile) si pone l’obiettivo di completare, entro il 2026, un sistema infrastrutturale di mobilità moderno, digitalizzato e sostenibile sul piano ambientale. Le risorse previste ammontano complessivamente a 31,98 miliardi, suddivise in due componenti: alta velocità ferroviaria e manutenzione stradale 4.0 (28,3 miliardi) e intermodalità e logistica integrata (3,68 miliardi).

La missione 4 (Istruzione e ricerca) è finalizzata ad assorbire il deficit di competenze che limita la crescita del Paese, a migliorare i percorsi scolastici e universitari, ad agevolare le condizioni di accesso allo studio, a rafforzare i sistemi di ricerca e la loro interazione con imprese e istituzioni. Le risorse destinate alla missione in questione sono pari a 28,5 miliardi e sono ripartite in due componenti: potenziamento delle competenze e diritto allo studio (16,7 miliardi) e dalla ricerca all’impresa (11,8 miliardi).

La missione 5 (Inclusione e coesione) ha un ruolo chiave nel perseguimento degli obiettivi, trasversali a tutto il Piano, di sostegno all’empowerment femminile e al contrasto alle discriminazioni di genere, di incremento delle competenze e delle prospettive occupazionali dei giovani, di riequilibrio territoriale e di sviluppo del Mezzogiorno e delle aree interne. Le risorse stanziate ammontano a 27,6 miliardi, divise in tre componenti: politiche per il lavoro (12,6 miliardi), infrastrutture sociali, famiglie e terzo settore (10,8 miliardi), interventi speciali di coesione territoriale (4,2 miliardi).

La missione 6 (Salute) punta a conseguire una serie di obiettivi, tra i quali rafforzare il sistema ospedaliero e la rete dell’assistenza territoriale e migliorare la resilienza e la tempestività di risposta del sistema alle patologie contraddistinte da alta mortalità e alle emergenze sanitarie. Per il raggiungimento di tali finalità, sono stanziati 19,7 miliardi, da ripartire in due componenti: assistenza di prossimità e telemedicina (7,9 miliardi) e innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria (11,8 miliardi).

Nella Tab. 2 sono riepilogati gli importi stanziati per missione e componente.

 

 Ripartizione delle risorse per missioni e componenti funzionali

Tab. 2

MissioniProgetti in essereProgetti nuoviReact-EUTotale
DIGITALIZZAZIONE, INNOVAZIONE,

COMPETITIVITA’ E CULTURA

Digitalizzazione, innovazione e

sicurezza PA

Digital.ne, innovazione e competitività del

sistema produttivo

Turismo e cultura 4.0

 

 

10,11

 

5,61

 

4,20

0,30

 

35,40

 

6,15

 

21,55

7,70

 

0,80

 

 

 

0,80

 

46,31

 

11,76

 

26,55

8,00

RIVOLUZIONE VERDE E TRANSIZIONE

ECOLOGICA

Agricoltura sostenibile ed economia

circolare

Energia rinnovabile, idrogeno e

mobilità locale sostenibile

Efficienza energetica e riqualificazione

degli edifici

Tutela del territorio e della risorsa

idrica

 

30,16

 

 

 

2,95

 

16,36

 

10,85

 

37,33

 

5,90

 

14,58

 

12,88

 

3,97

 

2,31

 

1,10

 

0,69

 

0,32

 

0,20

 

69,79

 

7,00

 

18,22

 

29,55

 

15,02

INFRASTRUTTURE PER UNA MOBILITA’

SOSTENIBILE

Alta velocità ferroviaria e manutenzione

stradale 4.0

Intermodalità e logistica integrata

 

11,68

 

11,20

0,48

 

20,30

 

17,10

3,20

  

31,98

 

28,30

3,68

ISTRUZIONE E RICERCA

Potenziamento delle competenze e

diritto allo studio

Dalla ricerca all’impresa

4,37

 

2,99

1,38

 

22,29

 

12,38

9,91

1,83

 

1,35

0,48

28,49

 

16,72

11,77

INCLUSIONE E COESIONE

Politiche del lavoro

Infrastrutture sociali, famiglie,

comunità e terzo settore

Interventi speciali di coesione

territoriale

4,10

0,80

 

3,30

 

 

17,18

5,85

 

7,15

 

4,18

6,35

5,97

 

0,38

27,63

12,62

 

10,83

 

4,18

SALUTE

Assistenza di prossimità e telemedicina

Innovazione, ricerca e digitalizzazione

dell’assistenza sanitaria

5,28

 

 

5,28

12,73

7,50

 

5,23

1,71

0,40

 

1,31

19,72

7,90

 

11,82

TOTALE 65,70 145,2313,00 223,92

Fonte: elaborazione su dati PNRR (importi in miliardi di euro)

 

 Secondo il Governo, il PNRR avrà un impatto positivo sulle principali variabili macroeconomiche e sugli indicatori di inclusione, equità e sviluppo sostenibile, per effetto sia dei maggiori investimenti sia delle innovazioni tecnologiche. Tale valutazione è tuttavia incerta poiché al momento non sono disponibili informazioni dettagliate sui progetti e sulle riforme che li accompagneranno.

La valutazione dell’impatto è stata effettuata utilizzando il modello QUEST III (Quarterly European Simulation Tool)[8] sviluppato dalla Commissione europea, che permette di includere non solo gli effetti di domanda di un aumento della spesa per investimenti pubblici, ma anche quelli dal lato dell’offerta, ipotizzando una relazione di complementarità fra capitale pubblico e privato nella funzione di produzione delle imprese, ovvero che il capitale pubblico contribuisca in misura significativa e persistente alla produttività e alla competitività del sistema economico.

Sulla base di una serie di ipotesi operative, tra cui la destinazione di una quota rilevante (oltre il 70 per cento) delle risorse di NGEU al finanziamento di investimenti pubblici e di altre spese in conto capitale e un approccio più efficiente delle amministrazioni pubbliche nella fase attuativa dei progetti, il Governo stima una crescita del PIL di tre punti percentuali nel periodo 2021-2026 rispetto allo scenario di base (cioè in assenza degli investimenti e degli incentivi del Piano)[9]. Benefici alla crescita potrebbero derivare anche, si legge nel documento, dalla realizzazione di alcune delle riforme individuate nel Piano. Le simulazioni effettuate con modelli già in uso presso il MEF indicano infatti che il completamento delle riforme della PA, del fisco e della giustizia potrebbero avere un impatto sul PIL nel medio periodo di oltre un punto percentuale. Analogo risultato si otterrebbe in caso di riforma del mercato del lavoro, con riferimento alla revisione del sistema degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive.

La bozza del PNRR approvata a gennaio dal Consiglio dei ministri è molto più completa di quella che era circolata a dicembre 2020, in quanto contiene una dettagliata elencazione degli obiettivi e l’ammontare delle risorse destinate ai singoli progetti di investimento. Essa appare tuttavia ancora carente: infatti, non individua la struttura di governo degli interventi né quantifica i costi associati alla realizzazione delle riforme, peraltro appena accennate, né specifica i sistemi di controllo idonei a prevenire, individuare e contrastare situazioni di conflitto di interesse e fenomeni di corruzione e frode nell’uso dei fondi europei.

Nel suo discorso programmatico alle Camere del 17 e 18 febbraio scorso, il Presidente Draghi ha affermato che il Recovery Plan predisposto dal governo uscente andrà “approfondito e completato” e che la governance del Piano sarà incardinata nel Ministero dell’economia e delle finanze, in collaborazione con i ministeri chiamati a definire le politiche e i progetti di settore[10].

Nei giorni successivi, il Ministro dell’economia e delle finanze, dopo aver sottolineato che l’orientamento del nuovo Governo è di confermare le sei missioni del programma enunciato nella bozza, ha avuto modo di precisare che: i) la responsabilità primaria sui progetti rimane dei singoli Ministeri, che devono lavorare congiuntamente laddove la trasversalità degli obiettivi e degli interventi previsti lo richieda; ii) il MEF svolgerà un ruolo di coordinamento e darà pieno supporto a tutti i Ministeri nella stesura dei progetti, per assicurare che la definizione delle misure del Piano avvenga nel rispetto dei requisiti e delle linee guida europee e che ci sia una effettiva realizzabilità dei progetti entro la scadenza del 2026; iii) insieme al MEF saranno coinvolti altri tre Ministeri, quello per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, quello della transizione ecologica e quello per il Sud e la coesione territoriale; iv) il modello organizzativo ipotizzato individuerà compiti e responsabilità basati su due livelli di governance strettamente interconnessi: da un lato, la costituzione di una struttura centrale di monitoraggio del PNRR, presso il MEF, a presidio e supervisione dell’efficace attuazione del Piano; dall’altro la creazione, pressoi Ministeri, di presidi di monitoraggio e controllo sull’attuazione delle misure di rispettiva competenza[11].

 

Note:

[1] Il programma NGEU è stato istituito dal Regolamento (UE) 2020/2094.

[2] La Commissione europea è stata autorizzata a contrarre prestiti, per conto dell’Unione, sui mercati dei capitali mediante l’emissione di obbligazioni, una parte delle quali (30 per cento del totale) sotto forma di obbligazioni verdi (green bonds). Al fine di fornire agli investitori sufficienti garanzie e mantenere al tempo stesso i costi di finanziamento al livello più basso possibile, la Commissione ha deciso di aumentare il margine di manovra, ovvero la differenza tra il massimale delle risorse proprie disponibili e il massimale dei pagamenti effettuati attraverso il bilancio dell’UE, del +0,6 per cento del Reddito nazionale lordo dell’UE.

[3] La proposta di regolamento per la creazione del Dispositivo è stata approvata in via definitiva il 9 febbraio 2021 dal Parlamento europeo.

[4] Ai paesi membri che hanno squilibri eccessivi, tra cui l’Italia, è richiesto di spiegare come i loro piani contribuiranno a farvi fronte.

[5] SWD (2021) 12 final.

[6] Qualora uno o più Stati membri dovessero ritenere che gli obiettivi di un Piano non siano stati adeguatamente conseguiti, essi potranno chiedere al Consiglio europeo di discutere la questione. Durante la discussione l’erogazione dei fondi sarà sospesa.

[7] Come sottolineato nel documento, tali riforme “mirano a rafforzare l’ambiente imprenditoriale, a ridurre gli oneri burocratici e a rimuovere i vincoli che hanno rallentato la realizzazione degli investimenti o ridotto la loro produttività”.

[8] Il modello in questione è uno strumento di analisi e simulazione per comprendere gli effetti di riforme strutturali e studiare la risposta dell’economia a eventi avversi o ad interventi di policy.

[9] Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, l’effetto espansivo del programma NGEU sul PIL sarebbe di circa 2,5 punti percentuali nel periodo 2021-2026. La valutazione è stata condotta attraverso il modello macroeconomico MeMo-It, nel quale le riforme e gli investimenti del PNRR hanno un impatto rilevante sul prodotto nel lungo periodo.

[10] Tale soluzione ricalcherebbe per certi versi quella adottata in Germania, dove al Ministro delle finanze viene attribuito il ruolo di coordinamento nell’attuazione del piano e dei relativi fondi, con largo coinvolgimento della Cancelleria, dei ministeri responsabili per i singoli progetti e dei Lander.

[11] Audizione del Ministro dell’economia e delle finanze D. Franco nell’ambito dell’esame del Doc. XXVII, n. 18 (Proposta di piano nazionale di ripresa e resilienza), Roma, 8.3.2021.



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