Di Emanuela Montanari, Responsabile Antiriciclaggio, Delegato Sos.
Il FATF/GAFI nel dicembre 2020 ha rilasciato un report riportante le tecniche utilizzate comunemente per il riciclaggio di denaro ed il finanziamento del terrorismo basati sul commercio, i rischi e le tendenze connessi focalizzando l’attenzione sull’approccio basato sul rischio, sui settori economici e sui prodotti vulnerabili, i tipi di imprese e di attività a rischio. Inoltre si evidenziano gli attuali rischi e gli strumenti per contrastare tale fenomeno ovvero la consapevolezza, la cooperazione interna e internazionale, le indagini e l’azione penale, il ruolo delle Dogane.
Contemporaneamente UIF ha pubblicato i Quaderni dell’Antiriciclaggio n. 15 del 15/12/2020 ha elaborato un indicatore sintetico per individuare le società cosiddette cartiere. Il documento evidenzia la funzione e le caratteristiche delle società cartiere secondo il GAFI, la Corte di Cassazione e le segnalazioni di operazioni sospette analizzando una serie di indicatori basati sui dati di bilancio dai quali si è elaborato in indicatore sintetico di rischio per l’individuazione delle stesse e delle loro principali caratteristiche.
I documenti sono strettamente correlati e analizzano un fenomeno largamente utilizzato quale tecnica di riciclaggio finalizzata a reinserire nel circuito economico legale fondi di origine illecita attraverso operazioni “commerciali” fittizie oggettivamente o soggettivamente, in parte o interamente dando una veste lecita a transazioni illegali. Tali tecniche sono particolarmente efficaci nei confronti di controparti estere delle quali non siano disponibili pubblicamente informazioni. L’utilizzo delle pubblicazioni rinvenibili su fonti aperte (web site) ha dato un impulso per combattere tale fenomeno grazie soprattutto ad alcuni registri societari disponibili, fra cui il company house del Regno Unito, oppure le informazioni pubblicate su Offshore Leaks Database del The International Consortium of Investigative Journalists che ha pubblicato chi c’è dietro più di 785.000 società offshore, fondazioni e trust dai Panama Papers, Offshore Leaks, Bahamas Leaks, Cypro Leaks e dalle indagini Paradise Papers. Purtroppo tuttavia contrastare i fenomeni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo o della proliferazione di armi di distruzione di massa resta difficoltoso a causa delle diverse legislazioni adottate nel contesto internazionale, alcune troppo permissive.
UIF: indicatore sintetico per individuare le società cartiere.
Le cartiere secondo il GAFI.
Le fattispecie di società cartiere descritte da UIF trovano corrispondenza nei report del GAFI fra gli schemi di dissimulazione del beneficial owner e si riferiscono alle shell companies caratterizzate da una struttura caratterizzata da scarso personale e/o immobilizzazioni inconsistenti o del tutto assenti, elementi che non le rendono compatibili con la reale attività d’impresa in un contesto di produttività e concorrenza. Inoltre sussistono le front company ovvero società caratterizzate da un’impresa con un’operatività regolare che ha come scopo ultimo quello di coprire un’attività di riciclaggio data da un reato presupposto o altre attività finanziarie illecite. La shelf company è invece una società inattiva, caratterizzata da un’attività sospesa per un lasso di tempo indeterminato anche a fronte di avviati rapporti con clienti e altri partner. Le shell companies sono impiegate nei crimini finanziari sia nella fase di placement che nella fase di layering del processo di riciclaggio per dissimulare il reato presupposto, principalmente negli scenari di frodi fiscali e della criminalità organizzata. Il GAFI pone particolare attenzione alla attività delle società cartiere quando esse specializzano la loro attività, sovrapponendosi alle frodi carosello che si caratterizzano per l’applicazione di uno schema dove sono coinvolti più soggetti societari. Nello schema più elementare, una società A fa acquistare prodotti presso un fornitore B da un interposto C (cartiera), anziché acquistarli direttamente, per poi rivenderli sul mercato a prezzi più bassi. L’interposizione della cartiera è funzionale a eludere il versamento dell’IVA. Infatti, le importazioni sono in regime di non imponibilità: la società cartiera non versa l’IVA allo Stato, la società A registra una detrazione IVA sull’acquisto maturando un indebito credito. Talvolta si rileva la presenza di catene complesse con il coinvolgimento di una rete di cartiere allo scopo di rendere più difficili i controlli e il recupero dell’imposta. In tale ambito rientrano anche le cartiere estere il cui schema può prevedere la rivendita al primo soggetto della filiera dei beni venduti da parte dell’ultimo soggetto e/o includere anche altri soggetti estranei alla frode. Il trasferimento della merce non avviene affatto. In alcuni casi le somme pagate alla cartiera vengono prelevate da quest’ultima e trasferite alla società A, al netto di una commissione, e reimpiegate in nero o depositate su conti offshore. L’utilizzo delle cartiere può perseguire altre finalità oltre all’evasione fiscale come l’occultamento di flussi finanziari illeciti in forma di crediti commerciali, la creazione di fondi neri e il riciclo di prodotti rubati oltre al riciclaggio di proventi illeciti da parte della criminalità organizzata.
Le cartiere nelle sentenze della Corte di Cassazione
Alcune sentenze della Cassazione, nell’ambito di procedimenti a sfondo prevalentemente tributario, identificano alcune caratteristiche tipiche delle società definite cartiere che sono:
– operatività finanziaria: la finalità della società cartiera è quella di emettere fatture per operazioni inesistenti con l’obiettivo di consentire a società reali di ottenere crediti IVA e ridurre l’utile. Da un punto di vista finanziario, spesso i fondi che la cartiera riceve attraverso bonifici vengono successivamente monetizzati mediante prelievi di contante e retrocessi alle società reali. L’operatività avviene all’interno di una rete di imprese, tra cui sussistono società reali e società cartiere;
– corporate governance: la cartiera ha molto spesso la forma giuridica di società a responsabilità limitata e gli amministratori sono di frequente prestanomi. La sua organizzazione è pressoché inesistente: non ha immobili, magazzini, reti di vendita ed è sprovvista di personale;
– settori di operatività: le cartiere operano in settori molto eterogenei e non appaiono concentrate in specifiche attività economiche. Si rileva l’utilizzo delle cartiere da parte della criminalità organizzata per realizzare forme di evasione fiscale, di finanziamento e reinvestimento di capitali.
In generale emerge una significativa diffusione del fenomeno.
Le cartiere nelle segnalazioni di operazioni sospette
La rilevanza del fenomeno delle cartiere emerge anche dalle analisi delle segnalazioni di operazioni sospette inviate da intermediari finanziari e altri soggetti obbligati che presentano casi di particolare interesse nelle diverse tipologie di riciclaggio.
Sotto un profilo soggettivo, vi sono società con una dotazione patrimoniale minima prive di finanziamenti bancari che spesso entrano in liquidazione dopo pochi anni di vita e che effettuano frequenti variazioni della sede sociale e risultano gestite da soggetti molto anziani o giovanissimi che, nella maggior parte dei casi, non hanno una storia imprenditoriale alle spalle o risultano nullatenenti o sono stati oggetto di precedenti fallimenti, pignoramenti, protesti, ecc. Spesso la compagine sociale e/o gestoria varia frequentemente e si accompagna con modifiche dell’oggetto sociale spesso ampio ed eterogeneo per sottrarre la cartiera da accertamenti fiscali e per consentirle di accendere nuovi conti eludendo, temporaneamente, il vaglio dell’intermediario bancario.
Sotto un profilo oggettivo, la cartiera si caratterizza per una movimentazione bancaria molto rilevante con entrate a cifra tonda riferite al pagamento di fatture da parte di altre società e da uscite, proporzionali alle entrate, dovute a ripetuti prelievi da parte degli amministratori giustificati come pagamenti a fornitori ovvero di consulenze anche a imprese estere. Frequenti sono anche le monetizzazioni attraverso ricariche di carte prepagate intestate a persone fisiche compiacenti ovvero agli stessi esponenti aziendali che provvedono ad effettuare successivi prelevamenti. Sovente si riscontrano anche trasferimenti di fondi all’estero a favore di società collegate che provvedono alla successiva monetizzazione, anche in Italia, attraverso carte di credito estere. Sui conti delle società cartiere raramente si osservano operazioni tipiche delle imprese reali, come pagamenti di utenze, di tributi, emolumenti ecc., mentre in genere il saldo contabile del rapporto è prossimo allo zero. Il bilancio ha un attivo esiguo e un passivo caratterizzato da un ridotto capitaleo. Il conto economico è connotato da elevati ricavi che crescono esponenzialmente in un breve arco temporale e contemporaneamente da uno scarso valore aggiunto operativo. I costi tipici che si rinvengono sono quelli per materie prime e per servizi, mentre sono assenti o quasi i costi del personale. L’andamento del bilancio non riflette neanche parzialmente la congiuntura del settore di appartenenza. I settori di attività sono molto eterogenei e quelli più a rischio di frode nelle fatturazioni sono i settori edile, commercio di autoveicoli, beni a contenuto tecnologico, beni alimentari, trasporto su strada, carburanti, logistica, metalli preziosi, pulizia e manutenzione, materiali ferrosi, attività di consulenza e pubblicitarie. Di recente sono state individuate cartiere estere nel settore degli operatori professionali in oro, partecipate o amministrate da cittadini italiani (in alcuni casi dagli stessi compratori), che emettevano fatture per vendite inesistenti con la finalità di mascherare la provenienza illecita di partite di oro e di giustificare i bonifici verso l’estero disposti dalle società italiane apparentemente acquirenti. I settori interessati dalla presenza di cartiere sono numerosi e diversificati e anche nell’ambito degli illeciti fiscali la frode può riguardare qualsiasi tipologia di prodotto. Tale eterogeneità dipende dal fatto che la cartiera può essere facilmente utilizzata in tutti i settori economici.
Un indicatore sintetico per l’individuazione delle cartiere
Per individuare le cartiere all’interno dell’insieme di imprese attive è stato costruito un indicatore che sintetizza alcune delle più significative caratteristiche delle stesse relative alla struttura produttiva, al personale, all’esposizione finanziaria, alla dotazione patrimoniale e alla capacità reddituale. L’indicatore sintetico può essere un utile strumento di supporto per l’analisi finanziaria, volta a definire illeciti fiscali e fenomeni di riciclaggio.
L’indicatore sintetico è stato derivato dall’aggregazione lineare di 5 indicatori semplici di bilancio, espressi come rapporti fra variabili del conto economico o dello stato patrimoniale i cui denominatori sono i ricavi o l’attivo/passivo di bilancio. Una società che potrebbe avere le caratteristiche di una cartiera presenta ricavi elevati pur in assenza di una struttura produttiva, di personale, di finanziamenti propri e bancari e di valore aggiunto. Gli indicatori elementari sono:
– qimmat = immobilizzazioni materiali/attivo. Descrive la struttura operativa e produttiva della società. Il quoziente tende a zero se le immobilizzazioni materiali sono minime o nulle rispetto al totale dell’attivo, caso tipico delle cartiere perché operano senza una reale struttura operativa e produttiva.
– qonfin = interessi e altri oneri finanziari/ricavi. Il quoziente rappresenta il costo dell’indebitamento. L’assenza di debiti bancari in un bilancio societario è alquanto rara nel sistema produttivo italiano ed avviene in genere perché la cartiera, non vuole essere sottoposta ad alcuno screening da parte del sistema bancario come l’analisi di bilancio o della dichiarazione dei redditi ovvero a una visita on site in fase d’istruttoria di un nuovo finanziamento.
– qpatr = (capitale sociale versato + riserve nette)/passivo. Descrive l’investimento diretto da parte dei soci nella società. Le cartiere si caratterizzano per un ridotto capitale sociale e scarse riserve, segno dell’assenza di progettualità imprenditoriale. Le cartiere non accedono al mercato bancario o di terzi per sfuggire ai controlli ed essendo guidate da prestanomi investono pochissimo capitale proprio. Valori elevati saranno più frequenti nel caso di società in crisi o in liquidazione.
– qacco = valore assoluto[(1 – (acquisti netti + costi per servizi e godimento di beni di terzi)/ ricavi)]. Le cartiere presentano ingenti ricavi, a causa dell’emissione di fatture, ma anche costi rilevanti per restituire i fondi ricevuti dalle imprese a favore delle quali emettono fatture. La forte correlazione fra costi e ricavi è una delle caratteristiche delle cartiere. Le cartiere monetizzano la provvista attraverso prelevamenti di contanti o ricariche di carte prepagate che vengono spesso giustificati come costi aziendali fra cui pagamento di fornitori o consulenze. Ciò è possibile grazie all’esistenza di complessi network aziendali che vedono la presenza di ulteriori persone fisiche e giuridiche colluse. Per le società cartiere l’indicatore tende verso lo zero in quanto esse non producono valore aggiunto operativo. È tuttavia meno probabile che società con elevatissimi livelli di ricavi abbiano contemporaneamente un basso valore aggiunto. Infatti in questo caso la società parrebbe non realizzare la sua naturale funzione obiettivo, ossia la massimizzazione degli utili. Le società cartiere, infatti, tendono ad azzerare tutti i ricavi artefatti prodotti, al fine di non pagare le imposte e restituire i fondi alle imprese reali a cui prestano il loro “servizio”. Valori elevati sono più frequenti per le società in crisi.
– qclav = spese per il personale/ricavi. Le cartiere si caratterizzano per un vorticoso volume d’affari in assenza di personale dipendente. Un valore prossimo allo zero di quest’indicatore è indicativo di una società che fattura in assenza di personale, elemento tipico delle cartiere. Non si escludono casi di cartiere aventi un elevato costo del lavoro pur in assenza di personale realmente assunto: questa situazione può avvenire o per frodare lo Stato attraverso false assunzioni e successivi falsi licenziamenti ovvero per incrementare i costi e abbattere così l’utile ante imposte.
L’attività delle cartiere, per la sua rilevanza fra le frodi fiscali, la sua connotazione frequentemente transnazionale e la complessità di alcuni schemi operativi, costituisce una delle principali preoccupazioni per le amministrazioni finanziarie e per gli organismi deputati alla lotta al riciclaggio. L’analisi inoltre evidenzia l’eterogeneità settoriale e territoriale del fenomeno di questo tipo imprese che si mimetizzano fra le società reali.
Per le società di persone o le imprese individuali per le quali sono previsti scarsi adempimenti pubblicitari, oltre ad avvalersi della documentazione sociale e dei bilanci firmati dagli amministratori a supporto delle analisi effettuate ci si può avvalere di cautele utilizzando regole empiriche che possono fungere da strumenti di tutela fra cui:
- prima di regolare i pagamenti con i fornitori o gli incassi dai clienti verificare presso il registro delle imprese l’esistenza dell’impresa e della relativa attività svolta in modo che sia compatibile con quanto descritto nelle fatture e nei contratti presentati,
- verificare l’attivazione della Partita Iva sul sito dell’Agenzia delle Entrate o accettare unicamente fatture elettroniche,
- controllare l’effettiva esistenza della sede legale ed operativa per appurare se il cliente o il fornitore sia dotato o meno di una struttura idonea a eseguire le operazioni oggetto dei trasferimenti di fondi prima di regolare le operazioni,
- richiedere oltre alle fatture i contratti in forma scritta e dotati di data certa per fornire valenza probatoria ai documenti ed alle operazioni eseguite,
- acquisire e registrare gli scambi di comunicazioni (email, lettere, ecc) tra cedente e cessionario per dimostrare l’effettività del rapporto contrattuale,
- controllare che i prezzi applicati siano quelli di mercato: prezzi assenti o molto bassi possono caratterizzare prestazioni inesistenti o corrispondenti al mancato versamento di imposte,
- verificare che l’indicazione in fattura delle operazioni svolte o prestazioni eseguite non sia generica bensì ben dettagliata.
Tale attività corrispondono alle misure di adeguata verifica rafforzata che quindi sono opportune in casistiche che potrebbero essere riconducili alle cartiere.
Infine si evidenzia la gestione degli NPL in cui i pagamenti e gli incassi in pochissime occasioni sono accompagnati da una situazione economica e patrimoniale aggiornata del cliente, spesso società in liquidazione, fallite o in classificazione ad unlikely to pay o Utp o NPL. Il settore è foriero di particolari rischi in quanto i regolamenti finanziari nell’ambito del recupero del credito derivano spesso da terzi o dalla stessa società cliente che ha dismesso il proprio patrimonio ed è difficoltoso verificare l’origine dei fondi soprattutto perché spesso sono strumenti utilizzati anche dalla criminalità organizzata per il riciclaggio di proventi illeciti.
FATF/GAFI: Tecniche di finanziamento del commercio sfruttate negli schemi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo.
IlThe Financial Action Task Force (FATF) Gruppo di azione finanziaria internazionale (GAFI) ed Egmont Group of Financial Intelligence Units (Egmont Group) hanno pubblicato a dicembre 2020 un Report che individua alcune delle tecniche comuni di riciclaggio basate sul commercio internazionale i trends e gli sviluppi nel settore per aiutare il settore pubblico e privato ad individuare casi di riciclaggio di denaro sporco o di finanziamento del terrorismo che sfruttano le transazioni commerciali per spostare il denaro. Il Report evidenzia i rischi di riciclaggio basati sul commercio e lo sfruttamento di metodi nuovi o esistenti per introdurre denaro illecito nel sistema finanziario.
Il commercio può essere intrinsecamente complesso, riflettendo catene di approvvigionamento interconnesse che si estendono in tutto il mondo, sono flessibili e adattabili, nonostante i cambiamenti nei modelli commerciali globali e la crescita di nuovi mercati. Il commercio è sfruttato da organizzazioni criminali, professionisti del riciclaggio di denaro e reti di finanziamento del terrorismo, per facilitare il trasferimento di una miriade di flussi finanziari, favorire il riciclaggio di proventi di reato, come il traffico di droga, il finanziamento del terrorismo e l’evasione fiscale. Queste tecniche sono particolarmente efficaci quando esiste un rapporto di complicità tra l’importatore e l’esportatore che alterano il processo di regolamento dei flussi finanziari giustificati dalla liquidazione delle fatture. Nonostante la crescita dei metodi di pagamento basati sullo sviluppo tecnologico, i casi esaminati evidenziano la dipendenza dal mercato nero, forme di utilizzo illecito del contante, lo sfruttamento di società di copertura che forniscono anche il vantaggio di nascondere i beneficiari effettivi, la presenza di intermediari terzi nell’ambito del processo di regolamento finanziario che si integrano nella catena di transazioni, creando ulteriore distanza tra le loro attività e lo schema di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo. Nella catena di approvvigionamento, istituzioni finanziarie, importatori o esportatori, coloro con un ruolo di supervisione, come revisori contabili, dovrebbero valutare la presenza di terze parti completamente estranee coinvolte nel regolamento dei pagamenti. Le novità sono costituite dalla crescita delle attività commerciali online, dalla limitazione della portata dell’attività di conformità proattiva, dalle nuove tecnologie e dalla digitalizzazione dei processi commerciali che aumentano la velocità delle transazioni.
Riciclaggio di denaro e di finanziamento del terrorismo basato sul commercio
Lo sfruttamento del commercio offre opportunità per gruppi criminali organizzati, professionisti del riciclaggio e finanziatori del terrorismo per supportare un’ampia gamma di flussi finanziari illeciti, tra cui violazioni doganali ed evasione fiscale.
Il riciclaggio di denaro sporco differisce dai reati presupposto legati al commercio poiché si concentra sull’intento. Il processo di occultamento dei proventi di reato e trasferimento di fondi attraverso l’uso di transazioni commerciali è un tentativo di legittimarne l’origine illegale e finanziare le attività illecite. Lo scopo principale di qualsiasi schema riciclaggio basato sul commercio è il trasferimento di proventi illeciti attraverso lo sfruttamento di transazioni commerciali. In tal modo, i criminali possono utilizzare una serie di attività potenzialmente illegali, come la predisposizione di false fatture, la caratterizzazione errata delle merci per eludere i controlli e altre violazioni doganali e fiscali. L’obiettivo del riciclaggio basato sul commercio – a differenza dei reati presupposto legati al commercio – non è il trasferimento di merci, ma piuttosto quello di denaro, che le transazioni commerciali facilitano. Un’altra distinzione chiave di tali schemi è il coinvolgimento dei professionisti. Mentre i criminali che perpetrano reati presupposto legati al commercio sono di solito i beneficiari finali di tali proventi illeciti, i professionisti offrono competenze specialistiche utilizzando una gamma di tecniche di riciclaggio: ricevono i proventi illeciti dalle organizzazioni criminali e trasferiscono o convertono tali proventi prima di trasferirli nuovamente alle organizzazioni stesse, al netto del pagamento della loro tariffa o commissione.
La definizione del finanziamento del terrorismo basato sul commercio utilizza gli stessi processi commerciali ma ha una differenza fondamentale: i proventi o i fondi trasferiti possono provenire da fonti sia legittime che illegittime, aumentando la complessità nel rilevare e interrompere il fenomeno che consiste nell’occultare i trasferimenti di fondi attraverso l’uso di transazioni commerciali nel tentativo di finanziare il terrorismo, sia con fonti legittime che illegittime.
Il commercio internazionale comporta una serie di rischi per le parti coinvolte, il che genera incertezza sui tempi di pagamento tra esportatore e importatore. Ciò crea tensioni lungo la catena di approvvigionamento, che possono avere conseguenze negative sia per l’importatore che per l’esportatore. I metodi di pagamento principali per le transazioni internazionali possono avvenire con pagamento alla consegna delle merci, pagamento successivo alla consegna delle merci (in conto aperto), pagamento alla consegna dei documenti, pagamento con lettere di credito, pagamento anticipato. Il metodo meno preferibile per l’importatore è di solito il pagamento anticipato o con lettere di credito, in quanto deve pagare l’esportatore anticipatamente, metodo più preferibile per l’esportatore.
Quando le merci vengono spedite e consegnate prima della scadenza del pagamento (conto aperto) il pagamento viene solitamente effettuato entro un periodo di tempo prestabilito, compreso tra 30 e 90 giorni dal ricevimento del bene o del servizio. Gli schemi di riciclaggio spesso utilizzano questo metodo perché le istituzioni creditizie hanno un ruolo ridotto e una supervisione minore rispetto al processo di raccolta dei documenti, hanno difficoltà a valutare in modo accurato la legittimità delle operazioni del cliente pertanto si crea una disconnessione tra il trasferimento delle merci sottostante e il denaro utilizzato per finanziarlo. Questa disconnessione e le lacune esistenti vengono sfruttate dai gruppi criminali organizzati, professionisti o finanziatori di terroristi. Ulteriore complessità può essere aggiunta utilizzando quali intermediari terze parti insediate in più giurisdizioni per ostacolare le forze dell’ordine o il rilevamento dei fenomeni da parte delle istituzioni finanziarie. Quando l’esportatore richiede il pagamento presentando alla propria banca i documenti di spedizione e di ritiro delle merci oggetto di scambio si hanno gli incassi documentari. La banca dell’esportatore inoltra i documenti a quella dell’importatore, che poi trasferisce i fondi alla banca dell’esportatore, che successivamente accrediterà tali fondi all’esportatore. I documenti non sono sempre verificati e neppure standardizzati, aumentando il rischio di sfruttamento della transazione commerciale attraverso fatture fittizie o false. Il Report evidenzia che le fatture ed i contratti possono essere utilizzati per individuare fenomeni di riciclaggio verificando:
- l’utilizzo di un indirizzo e-mail personale al posto di un e-mail aziendale,
- l’utilizzo di documentazione già precedentemente utilizzata (a volte anche senza modificarne la data) la cui verifica dipende dalle capacità di archiviazione dei dati da parte della Banca,
- la totale mancanza di qualsiasi presenza commerciale dell’impresa venditrice anche sul web.
Rischi e tendenze del riciclaggio di denaro basato sul commercio
Il Report conferma il contenuto delle Raccomandazioni FATF per far si che le giurisdizioni migliorino il loro quadro giuridico, le politiche e le procedure AML/CFT per aumentare la loro capacità di identificare e interrompere tali fenomeni. Evidenzia i tipi più comuni di reati presupposto che coinvolgono tale meccanismo di riciclaggio e riassume i settori economici o i prodotti vulnerabili sfruttati dai gruppi criminali organizzati e dai finanziatori del terrorismo e fornisce informazioni sulle tecniche comuni tradizionalmente utilizzate oltre a delineare diversi rischi.
Approccio basato sul rischio al riciclaggio di denaro basato sul commercio
Le iniziative che mirano ad aumentare la capacità del sistema di identificare e rispondere al fenomeno del riciclaggio sono, oltre alla cooperazione del settore pubblico e privato, l’introduzione da parte del GAFI di un approccio basato sul rischio all’AML/CFT che incoraggia le giurisdizioni a intraprendere una valutazione nazionale del rischio che può fungere da ponte tra la comprensione delle minacce e delle vulnerabilità e lo sviluppo di politiche, procedure e normative basate sul rischio.
In particolare la Raccomandazione 114 del GAFI richiede che i paesi identifichino, valutino e comprendano i propri rischi ML/TF e implementino misure di prevenzione e mitigazione commisurate ai rischi identificati. Le raccomandazioni del GAFI richiedono che un paese disponga di un quadro giuridico per il perseguimento dei reati di riciclaggio, mentre la valutazione dell’efficacia determina la misura in cui questi reati, vengono perseguiti in linea con il profilo di rischio di un paese. Sono incluse le minacce e le vulnerabilità legate al riciclaggio ed al finanziamento del terrorismo basati sul commercio. I paesi sviluppano una valutazione nazionale di questi titpi di rischi valutando rapporti di intelligence, rapporti di transazioni sospette (STR), risultati delle indagini e indicatori economici e sociali. Il rischio di riciclaggio basato sul commercio è stato associato ad una serie di reati presupposto nazionali ed esteri.
Si può sfruttare la catena di approvvigionamento per il contrabbando delle merci o per riciclare i proventi criminali derivanti dall’evasione fiscale o da reati fallimentari. Questi schemi richiedono lo sviluppo di nuove relazioni commerciali o catene di approvvigionamento, intermediari finanziari spesso ubicati in diverse giurisdizioni, sfruttando i servizi aziendali, la criminalità economica, il ruolo svolto da professionisti specializzati nella costituzione di società o consulenti finanziari. Alcuni paesi hanno valutato la preminenza del commercio nell’economia e un rischio di riciclaggio intrinseco più elevato rispetto al rischio geografico, di prodotto e di servizio prevedendo un sistema automatizzato di monitoraggio delle transazioni. Altri hanno rafforzato la regolamentazione dei comproro altamente suscettibili allo sfruttamento rilevando pagamenti in contanti significativi, appena al di sotto della soglia prevista per gli adempimenti di adeguata verifica di 10.000 euro. Nell’affrontare questo rischio, nell’ambito del recepimento della quarta direttiva UE sul riciclaggio di denaro, nel diritto nazionale la soglia in contanti che impone gli adempimenti antiriciclaggio ai comproro è stata abbassata a 2.000 euro.
Settori economici e prodotti vulnerabili all’attività di riciclaggio basato sul commercio
Il Report fornisce un’istantanea del rischio attuale, evidenziando la diversità dei settori economici e dei prodotti sfruttati per il riciclaggio ed il finanziamento del terrorismo attraverso il commercio. Non si tratta di un elenco definitivo in quanto i criminali sfruttano settori, prodotti o aziende inclini all’applicazione incoerente della regolamentazione in materia antiriciclaggio e di adeguata verifica della clientela o lacune nella regolamentazione, conoscono i processi e le procedure applicabili ai clienti in molte giurisdizioni, soprattutto quelli che hanno una comprensione limitata del rischio.
Una vasta gamma di settori economici è vulnerabile al riciclaggio basato sul commercio fra cui prodotti di alto valore e di basso volume/quantità (come i metalli preziosi) che i settori o prodotti di basso valore e ad alto volume/quantità (come i tessili di seconda mano) che possono essere sfruttati per riciclare i proventi del crimine. Nonostante questa varietà di settori, sono stati identificati alcuni temi comuni favorevoli allo sfruttamento del commercio per finalità di riciclaggio di proventi illeciti fra cui merci con ampi margini di prezzo, merci con cicli commerciali estesi (ad esempio, spedizione in più giurisdizioni) o merci difficili da esaminare per le autorità doganali. Le catene di approvvigionamento che consentono il trasferimento di beni di valore inferiore sono maggiormente a rischio per essere utilizzati da parte di un’organizzazione criminale o di una rete di professionisti. I costi di avviamento di tale attività possono essere notevolmente inferiori rispetto alle catene di approvvigionamento che trasferiscono merci di valore superiore e potrebbero non attirare lo stesso livello di controlli. Un ulteriore vantaggio dello sfruttamento di questi prodotti è la possibilità di rifornire più mercati in diverse giurisdizioni. Ciò aiuta anche a mitigare il rischio di allerta delle autorità in merito ai sospetti di saturazione del mercato. Ad esempio non genererebbe sospetto un prodotto di scarso valore, come l’abbigliamento, spedito ripetutamente alla stessa destinazione. Un’organizzazione criminale potrebbe eseguire spedizioni legittime di prodotti cosmetici, creando documentazione sufficientemente valida per consentire successive spedizioni fantasma e l’uso improprio di documentazione già precedentemente utilizzata. In alcuni casi, le transazioni sono del tutto legittime (quindi non è stata utilizzata nessuna delle tecniche di riciclaggio comuni), ma il prodotto spedito non ha alcun valore come bene vendibile, ad es. tessuti di seconda mano. Questi fattori creano un ambiente adatto per l’uso continuato di tecniche di rciclaggio comuni. Quando i gruppi criminali organizzati o i professionisti sfruttano prodotti di valore più elevato, è più probabile che lo facciano attraverso l’uso di catene di approvvigionamento consolidate, imprese con crisi di liquidità o altre coperture del business illecito.
Un fattore che caratterizza gli schemi di riciclaggio è lo sfruttamento dell’oro e di altri metalli e minerali preziosi poiché l’oro è una forma alternativa di investimento, una merce da sfruttare per il trasferimento di fondi o di valori, ma anche per l’utilizzo di contanti. Numerosi schemi di riciclaggio hanno utilizzato parti di automobili o veicoli, compreso il commercio di automobili di seconda mano o veicoli di lusso. Uno schema includeva il trasporto di auto danneggiate da una giurisdizione all’altra, con un mercato legittimo per la vendita successiva, dopo la riparazione del veicolo. Tuttavia i gruppi criminali dichiaravano un valore notevolmente inferiore nell’ambito dell’esportazione e nel passaggio di proprietà utilizzando pagamenti attraverso una rete di società situate in giurisdizioni alternative. I criminali aggiungono stratificazione e complessità ai loro schemi di riciclaggio sfruttando diversi settori, fra cui veicoli di lusso e tessuti di basso valore.
I settori dei prodotti alimentari, abbigliamento e tessuti di seconda mano sono un esempio di prodotti di basso valore e ad alte quantità che consentono una catena di fornitura estesa, rendendoli attraenti per lo sfruttamento negli schemi di riciclaggio. L’estrema variabilità dei prezzi li rende appetibili anche in termini di errata descrizione del prezzo a supporto dell’attività di riciclaggio. Diverse istituzioni finanziarie hanno notato che il settore dell’abbigliamento e dei tessuti di seconda mano evidenzia elevati livelli di rischio. Anche l’elettronica (telefoni cellulari, laptop, ecc.) è attraente negli schemi di riciclaggio in quanto può essere valorizzata in modo errato, aumentando l’opportunità di spostare proventi criminali significativi. Lo sfruttamento del commercio per riciclaggio avviene anche nei settori dei materiali da costruzione (legname) e macchine per impianti.
Tipi di attività a rischio di riciclaggio di denaro basato sul commercio
Come per i settori, i tipi di attività a rischio di sfruttamento per riciclaggio sono vari. Le piccole o medie imprese sono presenti in molteplici schemi, ma alcune indagini hanno coinvolto grandi società multinazionali, spesso attraverso filiali estere che hanno relazioni commerciali più fluide nella distribuzione dei prodotti nei mercati più nuovi.Gli indicatori oggetto dell’analisi sono:
- rapida crescita di società di nuova costituzione nei mercati esistenti;
- pagamenti in contanti consistenti e significativi, inclusi quelli diretti a o ricevuti da terze parti sconosciute;
- catene di fornitura inutilmente complicate e complesse, che comportano più trasferimenti;
- società specializzate in un settore che inaspettatamente modificano l’operatività collocandosi in un settore completamente diverso (ad esempio una società IT si è rapidamente affermata nell’acquisizione e nella distribuzione di prodotti farmaceutici sfusi);
- società coinvolte contemporaneamente in più di un settore non correlato.
Se un’azienda presenta uno o più degli indicatori di rischio sopra indicati non significa che sia utilizzata in uno schema di riciclaggio, pertanto occorre effettuare ulteriori analisi per compensare il rischio di falsi positivi, come le società di trading che commercializzano una moltitudine di materie prime. Sussistono diverse categorie di entità del settore privato che possono essere coinvolte nel commercio internazionale e posizionate in modo univoco per riciclaggio, come spedizionieri e agenti doganali, o sono comunemente utilizzate dai criminali come strumento negli schemi di riciclaggio, come società di copertura.
Lo sfruttamento delle società di copertura è diventato un fenomeno chiave di diversi tipi di attività di riciclaggio, oltre a facilitare un numero significativo di reati presupposto. Alcuni gruppi di criminali e finanziatori del terrorismo costruiscono il loro schema attorno a società di comodo o le coinvolgono come parte del processo per il regolamento finanziario, rendendo anonimo il beneficiario finale per ottenere il massimo effetto. A loro volta, le società di copertura offrono opportunità convenienti per integrare il contante fisico in un’azienda e quindi sfruttare le sue relazioni bancarie per spostare il contante attraverso le giurisdizioni.
Gli spedizionieri doganali svolgono un ruolo importante nell’agevolare le spedizioni di merci, aiutando acquirenti e venditori a districarsi in procedure doganali complesse. Agiscono come esperti nel determinare il metodo di trasporto più efficiente per lo spostamento delle merci e possono accedere alla documentazione che potrebbe contenere indicazioni utili per l’individuazione di tecniche di riciclaggio, tra cui:
- fatture commerciali – sebbene non esista un formato standardizzato, il documento include informazioni sulle parti coinvolte nella transazione, sulle merci trasportate e la descrizione delle merci;
- la polizza di carico – è un documento rilasciato da un vettore, o dal suo agente, per confermare la ricezione del carico per la spedizione. Ha tre funzioni principali: è una ricevuta che conferma che le merci sono state caricate, contiene i termini del contratto di trasporto, è un documento che attesta la proprietà delle merci.
Gli spedizionieri fanno sì che l’importazione e l’esportazione di merci procedano senza intoppi, facilitando lo sdoganamento delle merci attraverso processi doganali. Il broker collaborerà con gli importatori per verificare se sono presenti la documentazione o le licenze necessarie, assicurando al contempo il pagamento di dazi e tasse corretti, per ridurre eventuali ritardi. I loro servizi possono includere uno o tutti i seguenti:
- controllo della classificazione e valutazione delle merci, assicurando che vengano utilizzati i codici merceologici corretti,
- collaborazione con autorità doganali,
- consulenza su eventuali licenze necessarie per l’importazione di merci soggette a restrizioni o pericolose,
- organizzare il corretto pagamento dei dazi all’importazione e dell’IVA.
Anche se la maggior parte delle giurisdizioni non impone obblighi in materia di riciclaggio o finanziamento del terrorismo gli spedizionieri possono conservare importanti dati commerciali che possono integrare le informazioni nell’individuazione di fenomeni di riciclaggio.
Tecniche comuni di riciclaggio di denaro basate sul commercio
Il rapporto FATF/GAFI ha identificato diverse tecniche che costituiscono le fondamenta del riciclaggio basato sul commercio:
- fatturazione eccessiva o insufficiente: l’elemento chiave di questa tecnica è la falsa rappresentazione del prezzo del bene o del servizio, al fine di trasferire valore. In questo tipo di accordo, l’aspetto critico è che l’importatore e l’esportatore sono complici dell’errata dichiarazione;
- spedizione in eccesso o in difetto di beni e servizi: ciò implica la falsa dichiarazione della quantità di beni o servizi, comprese le “spedizioni fantasma” in cui nessun prodotto viene spostato. Anche in questo caso si basa sulla collusione tra importatore ed esportatore;
- fatturazione multipla di beni e servizi: si concentra sul riutilizzo della documentazione esistente per giustificare più pagamenti per la stessa spedizione di merci o fornitura di servizi. Criminali o finanziatori di terroristi sfruttano ulteriormente questo aspetto riutilizzando questi documenti su più istituzioni finanziarie, rendendone difficile l’identificazione;
- beni e servizi descritti in modo errato: implica la falsa dichiarazione della qualità o del tipo di un bene o servizio, come la spedizione di un bene relativamente poco costoso, che viene descritto come un articolo più costoso, o un articolo completamente diverso, per giustificare il trasferimento di valore.
Sebbene queste tecniche siano elencate in modo indipendente, in pratica i criminali possono combinare questi metodi in un unico schema, complicando ulteriormente la catena delle transazioni. Ad esempio, reti sofisticate possono utilizzare la spedizione fantasma insieme a più fatture. Una spedizione può comportare il movimento di merci effettive per creare una copertura o per testare i processi di conformità doganale, con il successivo scambio può utilizzare più fatture per le spedizioni fantasma, fungendo da copertura per il trasferimento di fondi. Un altro tipo tradizionale di riciclaggio è lo scambio di valuta sul mercato nero, che i cartelli della droga centro-sudamericani hanno utilizzato per riciclare i proventi della droga generati negli Stati Uniti. Uno dei fattori alla base di questo schema sono le restrizioni valutarie, che limitano la capacità delle società di acquistare beni da fornitori esterni. A causa di queste limitazioni, le aziende devono fare affidamento su commercianti di denaro complici per scambiare valuta locale con dollari USA. I cartelli della droga utilizzano questa catena per spostare dollari statunitensi illeciti da una giurisdizione all’altra.
Alcuni schemi basati sul commercio hanno offerto opportunità anche ai finanziatori del terrorismo. Fra i rapporti di attività sospette si sono rilevati pagamenti a società di esportazione di frutta neozelandesi effettuati da conti bancari nell’Europa orientale, registrati a società di comodo con sede in giurisdizioni ad alto rischio. I pagamenti erano a fronte di esportazioni legittime di frutta ma provenivano dai conti delle società di comodo, che non avevano alcuna relazione nota con la società che riceveva effettivamente le merci esportate e le fatture che sono state fornite come giustificazione dei pagamenti erano chiaramente fraudolente e rappresentavano le transazioni come pagamenti per l’esportazione di piastrelle di ceramica firmate da un presunto manager che non risultava impiegato nella società. Facevano parte di un complesso schema di riciclaggio in cui i fondi illeciti venivano convertiti in beni commerciali e spediti per la rivendita in una giurisdizione diversa, generando fondi puliti. Gli schemi possono presentare aziende e transazioni legittime lungo la catena di approvvigionamento, fino a quando i fondi non vengono infine dirottati verso organizzazioni terroristiche.
Il riciclaggio di denaro basato sui servizi costituisce un rischio crescente e si basa sullo sfruttamento del commercio di servizi o altri beni immateriali per mascherare e giustificare il movimento di proventi illeciti. Ad esempio, per servizi quali la consulenza è difficile valutare la legittimità del rapporto tra acquirente e fornitore. Inoltre, non vengono scambiate merci fisiche, che normalmente creerebbero dati di importazione o esportazione. I seguenti servizi e settori sono stati identificati come vulnerabili: gioco d’azzardo, in particolare servizi di gioco d’azzardo online, software, inclusi giochi e software aziendali, servizi finanziari, inclusa la gestione patrimoniale di asset virtuali, marchi e oggetti immateriali simili come i diritti di proprietà intellettuale.
Conclusione
I gruppi criminali e le reti di finanziamento del terrorismo sfruttano il commercio internazionale per trasferire fondi attraverso le transazioni commerciali nel tentativo di legittimare la loro origine illegale o di finanziare le loro attività. Fra i reati connessi al commercio, si rilevano una serie di attività potenzialmente illegali, come la predisposizione di fatture false, l’errata identificazione delle merci e altre violazioni doganali e fiscali. Lo scopo delle transazioni commerciali è il riciclaggio ovvero il trasferimento di denaro per occultare la provenienza illecita e dissimulare la reale titolarità effettiva. Tra le tecniche comuni di riciclaggio commerciale quindi vi sono la fatturazione superiore o inferiore di beni e servizi oggetto della transazione, attraverso la rappresentazione falsa del prezzo del bene o servizio, della quantità di beni o servizi, comprese le spedizioni fantasma in cui non viene spostato alcun prodotto ed infine della falsa rappresentazione della qualità o del tipo di un bene o servizio, come ad esempio la spedizione di un bene relativamente poco costoso, che viene descritto come un articolo più costoso, o un articolo completamente diverso, per giustificare il trasferimento di denaro. Tra le altre tecniche troviamo l’utilizzo di contante, la fatturazione multipla di merci e servizi con il riutilizzo della documentazione già precedentemente utilizzata o l’inclusione nella catena di approvvigionamento di terzi intermediari privi di relazione fra le parti.
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