© Tutti i diritti riservati. Vietata la ripubblicazione cartacea ed in internet senza autorizzazione. È consentito il link diretto a questo documento.
Di Antonio Pezzuto, ex Dirigente della Banca d’Italia
Il 23 marzo scorso il Single Supervisory Mechanism (SSM), il braccio della vigilanza bancaria della Banca centrale europea (BCE), ha pubblicato il Rapporto sull’attività svolta nel 2020 contenente, inter alia, indicazioni interessanti sullo stato di salute del settore bancario dell’area dell’euro[1], sotto i consueti profili tecnici (adeguatezza patrimoniale, liquidità, rischiosità del credito e redditività).
Va detto preliminarmente che le banche significative (significant institutions) europee, ossia le banche vigilate direttamente dall’SSM, sono state colte dalla crisi innescata dalla pandemia di coronavirus con posizioni patrimoniali più solide rispetto a quanto avvenuto nella crisi finanziaria globale. Infatti, alla fine del terzo trimestre del 2020 il coefficiente patrimoniale CET1 (common capital equity tier 1), dato dal rapporto tra il capitale ordinario versato e le attività ponderate per il rischio, si attestava al 15,2 per cento, a fronte del 14,9 per cento rilevato a dicembre 2019.
Al rafforzamento dei mezzi propri hanno concorso principalmente le misure adottate dall’SSM[2] che consentono alle banche di:
- operare temporaneamente al di sotto del livello di capitale stabilito dagli orientamenti di secondo pilastro determinati banca per banca (pillar 2 guidance, P2G), nell’ambito del processo di revisione e valutazione prudenziale (Supervisory Review and Evaluation Process, SREP), nonché della riserva di conservazione del capitale (capital conservation buffer, CCoB), pari al 2,5 per cento delle attività ponderate per il rischio;
- utilizzare strumenti di capitale di minore qualità rispetto al CET1 per soddisfare i requisiti di secondo pilastro (pillar 2 requirements, P2R) e colmare le esigenze di capitale[3].
Tali interventi, che secondo le stime dell’SSM potrebbero liberare circa 120 miliardi di risorse patrimoniali, da destinare alla copertura di perdite e/o all’aumento dell’offerta di credito a famiglie e imprese, sono stati integrati da una adeguata riduzione del coefficiente della riserva di capitale anticiclica (countercyclical capital buffer, CCyB) da parte delle autorità macroprudenziali nazionali[4].
In risposta alla pandemia, l’SSM ha introdotto anche misure di mitigazione del rischio di credito[5]. In tale direzione si muovono le iniziative volte a introdurre: i) elementi di flessibilità nel trattamento dei crediti deteriorati (non performing loans, NPLs) per attenuare gli effetti pro-ciclici dello standard contabile IFRS 9 (Strumenti finanziari); e ii) due parziali ammorbidimenti al calendar provisioning, stabilendo che: i) per gli NPLs assistiti da garanzie pubbliche, saranno previsti obblighi di copertura minima per i primi sette anni dalla classificazione a default del credito; ii) per la riduzione degli stock di NPLs, saranno valutati, caso per caso, margini di flessibilità nell’ambito del dialogo di vigilanza.
Nella prima parte dell’anno l’SSM ha adottato inoltre una misura temporanea per attenuare gli effetti pro-ciclici legati a un incremento dei requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di mercato indotti dall’aumento della volatilità dei mercati[6], a beneficio delle banche che si avvalgono dei modelli interni per il calcolo dei rischi della specie.
Durante la pandemia anche il coefficiente di leva finanziaria (leverage ratio), calcolato come rapporto tra il capitale primario di classe 1 e l’esposizione complessiva, ha mostrato buone doti di robustezza, ragguagliandosi al 5,6 per cento nel terzo trimestre del 2020, contro il 5,7 per cento rilevato alla fine del 2019.
Le misure sui buffer di capitale sono state accompagnate dalla raccomandazione di sospendere il pagamento dei dividendi per gli esercizi 2019 e 2020 e di astenersi dal riacquisto di azioni proprie finalizzato a remunerare gli azionisti[7].
Nel luglio scorso l’SSM ha prorogato tale raccomandazione fino al 1° gennaio 2021, allo scopo di preservare la capacità delle banche di assorbire le perdite e sostenere l’economia in un contesto di estrema incertezza. In aggiunta, le banche sono state invitate a considerare la possibilità di ridurre l’ammontare complessivo della componente variabile della remunerazione. In alternativa, è stato raccomandato di differire una più ampia parte della remunerazione variabile ovvero di corrispondere gli emolumenti sotto forma di strumenti, come le azioni proprie.
Nello scorcio dell’anno la Vigilanza della BCE ha rivolto una nuova raccomandazione in tema di dividendi, chiedendo a tutte le banche di valutare l’opportunità di soprassedere dal distribuire utili in contanti o dall’effettuare riacquisti di azioni proprie fino al 30 settembre 2021. Come sottolineato, l’SSM si attende che, data la persistente incertezza sull’impatto economico della pandemia, i dividendi e i riacquisti di azioni proprie “si mantengano al di sotto del 15 per cento degli utili accumulati per il biennio 2019-2020 e non superino i 20 punti base del coefficiente CET1, a seconda di quale dei due valori sia inferiore”[8].
Da aprile 2020, grazie a un graduale allentamento delle tensioni del mercato, le condizioni di finanziamento delle banche hanno iniziato a migliorare, consentendo ad alcune di esse di emettere nuovamente strumenti non garantiti, sebbene a rendimenti più elevati rispetto ai livelli pre-crisi; parallelamente, un aumento dei depositi della clientela, indotto principalmente dai risparmi accumulati dalle famiglie a fini precauzionali, ha dato luogo alla formazione di riserve di liquidità aggiuntive.
Nel complesso, il coefficiente di copertura della liquidità (liquidity coverage ratio, LCR), dato dal rapporto tra lo stock di attività altamente liquide e il totale dei deflussi di cassa al netto degli afflussi di cassa attesi nell’arco di 30 giorni, ha registrato un aumento di 25 punti percentuali rispetto alla fine del 2019, dal 145,9 al 170,9 per cento. In risposta alla crisi del Covid-19, l’SSM ha consentito alle banche di utilizzare le riserve di liquidità regolamentari, operando temporaneamente al di sotto del limite del 100 per cento[9].
Le misure straordinarie messe in atto dall’Autorità di vigilanza bancaria, insieme a quelle di sostegno pubblico adottate nelle prime fasi della pandemia (moratorie sui pagamenti, garanzie statali, ecc.), hanno permesso alle banche di continuare a erogare credito all’economia reale[10] e mantenere sostanzialmente stabile, nel corso dell’anno, lo stock di crediti deteriorati accumulati nei bilanci bancari.
Secondo il Rapporto, a fine settembre 2020 il volume dei crediti deteriorati detenuti dagli enti significativi ammontava a 485 miliardi, con una diminuzione di 21 miliardi rispetto a dicembre dell’anno precedente. Inoltre, i prestiti deteriorati rappresentavano, a giugno 2020, il 2,1 per cento del totale complessivamente erogato, confermando la tendenza costantemente in discesa dal 2016.
In previsione di un futuro aumento degli NPLs, dovuto all’impatto negativo della pandemia sulla solvibilità dei debitori, la Vigilanza della BCE[11] ha chiesto alle banche significative di:
- fornire soluzioni appropriaste ai debitori solvibili ma in difficoltà, contribuendo a contenere l’accumulo di crediti problematici;
- intervenire in maniera tempestiva per ridurre al minimo la possibilità che si verifichino gravi effetti da shock improvvisi (cliff effects);
- definire una strategia idonea ad assicurare che le soluzioni prospettate ai debitori in difficoltà siano sostenibili;
- assicurarsi di aver implementato le procedure per la gestione del rischio di credito affinché le modifiche contrattuali qualificabili come concessioni e accordate ai debitori in difficoltà siano classificate come “oggetto di concessioni” (forborne exposures) nei propri sistemi;
- condurre una valutazione periodica dell’inadempienza probabile (unlikely to pay) dei debitori, comprese le esposizioni che beneficiano di moratorie generali di pagamento, utilizzando tutte le informazioni rilevanti disponibili (approccio basato sui rischi nei casi di valutazione manuale, miglioramento dei processi, indicatori e criteri di classificazione, efficacia dei sistemi di allerta precoce);
- identificare e rilevare ogni aumento significativo del rischio di credito sin dalle fasi iniziali;
- stimare correttamente i livelli di accantonamento utilizzando ipotesi e parametri realistici che siano appropriati al contesto attuale;
- esercitare una supervisione adeguata sugli elementi critici della gestione del rischio di credito;
- prevedere l’impatto più probabile della crisi in termini di classificazioni nei diversi stage di rischio, accantonamenti e capitale.
La contrazione dell’attività economica provocata dalla pandemia ha inciso sulla redditività degli intermediari significativi, soprattutto a causa dell’aumento di svalutazioni e di accantonamenti: il rendimento del capitale (return on equity, ROE) annualizzato, dato dal rapporto tra l’utile netto e i mezzi propri, è stato inferiore al costo del capitale proprio ed è sceso al 2,1 per cento nei primi nove mesi dell’anno, rispetto al 5,2 per cento della fine del 2019.
Nell’anno in rassegna il cost-to-income ratio, misurato dal rapporto tra i costi operativi e il margine d’intermediazione, si è mantenuto sui livelli molto alti già osservati in passato. Secondo il Rapporto, la crisi pandemica ha favorito il processo di digitalizzazione delle banche, con conseguenti benefici in termini di contenimento dei costi. Inoltre, il margine d’interesse (net interest income, NII) è ulteriormente diminuito, ancorché le operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (targeted longer-term refinancing operations, TLTRO), condotte dalla BCE per finalità di politica monetaria, abbiano consentito un incremento dei prestiti e un livello molto basso dei tassi di finanziamento. La debolezza del profilo reddituale impone l’esigenza – si sottolinea nel Rapporto – di interventi strutturali che accelerino l’adeguamento dei modelli imprenditoriali alle sfide future”[12].
Le prospettive su un ritorno della redditività a livelli soddisfacenti appaiono sfavorevoli. E’ probabile che nel 2021 “gli effetti della pandemia determinino la necessità di maggiori accantonamenti, che a loro volta incideranno ulteriormente sulla redditività”[13].
Anche la redditività degli enti meno significativi (less significant institutions) è diminuita nel 2020, principalmente per effetto del maggiore livello di svalutazioni e accantonamenti. A giugno 2020 il ROE medio degli intermediari della specie era pari al 3,5 per cento, in calo dal 5,1 per cento della fine del 2019.
Nonostante gli interessi attivi, la principale fonte di ricavo per questi enti, siano rimasti relativamente stabili rispetto all’anno precedente, il margine di interesse si è lievemente ridotto, in conseguenza di un aumento degli oneri per interessi. Il costo del rischio, dato dal rapporto tra le rettifiche di valore e gli utili al lordo degli accantonamenti, ha registrato un significativo incremento, dal 12,4 per cento del 2019 al 22,4 per cento di giugno 2020. Alla fine del primo semestre 2020 il cost-to-income ratio si commisurava al 72 per cento, a fronte del 70 per cento osservato nel 2019.
Nel 2020 il quadro macroeconomico internazionale è stato fortemente condizionato dagli sviluppi su larga scala della pandemia, che ha determinato un aumento dei rischi per la stabilità finanziaria e una contrazione dell’attività economica in quasi tutti i paesi. In tale contesto, il settore bancario dell’area dell’euro ha mostrato una buona capacità di tenuta. Grazie agli interventi di vigilanza bancaria e di politica monetaria, le banche sono ora patrimonialmente più solide, dispongono di ampie riserve di liquidità, sono riuscite a mantenere pressoché stabile l’offerta di credito e il livello di rischiosità del portafoglio prestiti. La capacità di produrre reddito è risultata invece molto debole, a causa del perdurare di bassi tassi d’interesse, per la rigida struttura dei costi di molti enti significativi e per la concorrenza esercitata da banche e operatori non bancari (soprattutto società fintech).
Tale valutazione, sostanzialmente positiva, è confermata dai risultati emersi dall’analisi di vulnerabilità[14] condotta dall’SSM su 86 enti significativi per stimare l’impatto che la crisi del Covid-19 potrebbe produrre sulle banche. Permane, tuttavia, il rischio di un possibile accumulo di crediti deteriorati per effetto di un peggioramento della qualità degli attivi che potrebbe compromettere la solidità patrimoniale delle banche, a cui si somma il rischio di gravi effetti da shock improvvisi collegati alla scadenza delle misure di sostegno introdotte nel 2020.
Note:
[1] L’SSM esercita la vigilanza diretta su 113 banche significative, che al 31 dicembre 2020 detenevano quasi l’82 per cento degli attivi bancari totali nell’eurozona. Alla stessa data le banche italiane soggette alla vigilanza diretta dell’SSM erano 11 (Banca Carige, Banca MPS, Popolare di Sondrio, Popolare di Milano, Popolare dell’Emilia Romagna, Cassa Centrale Banca, Credito Emiliano, ICCREA Banca, Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Unicredit).
[2] Cfr. Comunicato stampa del 12.3.2020.
[3] L’art. 104-bis della CRD V (Capiral Requirements Directive) consente alle banche di soddisfare una parte del requisito di secondo pilastro attraverso strumenti di additional tier1 (AT1) e tier2 (AT2), rispettivamente nella misura massima del 18,75 e del 25 per cento del P2R.
[4] Cfr. Comunicato stampa del 12.3.2020.
[5] Cfr. Comunicato stampa del 20 e 27.3.2020.
[6] Cfr. Comunicato stampa del 16.4.2020.
[7] Tale misura potrebbe rendere disponibili risorse patrimoniali pari in media a 0,5 punti percentuali in termini di CET1 ratio.
[8] Cfr. pag. 20 del Rapporto 2020.
[9] Cfr. Comunicato stampa del 12.3.2020. L’allentamento dei requisiti di idoneità delle garanzie, deciso dal Consiglio direttivo della BCE, ha assicurato inoltre ampio accesso ai finanziamenti erogati dalle banche centrali agli enti sottoposti alla vigilanza bancaria europea. L’ammontare medio del credito erogato dall’Eurosistema è aumentato da 669 miliardi nel quarto trimestre del 2019 a 1.605 miliardi nel terzo trimestre del 2020. Cfr. pag. 8 del Rapporto 2020.
[10] Tra marzo e settembre 2020 i prestiti e le anticipazioni erogati alle imprese e alle famiglie si sono mantenuti pressoché stabili (rispettivamente -1,3 per cento e +0,8 per cento). Inoltre, a settembre 2020 l’ammontare delle garanzie statali sui finanziamenti bancari alle imprese era pari a 260 miliardi.
[11] Cfr. Comunicazioni del 28.7.2020 sulla Capacità operativa per la gestione dei debitori in difficoltà nel contesto della pandemia di coronavirus e del 4.12.2020 sulla Identificazione e misurazione del rischio di credito nell’ambito della pandemia di coronavirus.
[12] Cfr. pag. 16 del Rapporto 2020.
[13] Cfr. la sezione “Prospettive future: rischi e priorità di vilanza per il 2021 del Rapporto 2020.
[14] Sono stati ipotizzati due scenari: uno centrale, quello che è più probabile si concretizzi, nel quale il CET1 ratio medio scende dal 14,5 al 12,6 per cento e uno grave, che presuppone una più profonda recessione e una più lenta ripresa economica, nel quale si registra una riduzione del CET1 ratio medio dal 14,5 all’8,8 per cento. Le riserve di capitale esistenti consentirebbero quindi alle banche di resistere anche all’impatto di uno scenario avverso. Alcuni intermediari, tuttavia, “dovrebbero adottare soluzioni specifiche per continuare a soddisfare i requisiti patrimoniali minimi”. Cfr. pag. 12 del Rapporto 2020.
Rivista di Diritto Bancario Tidona - www.tidona.com - Il contenuto di questo documento potrebbe non essere aggiornato o comunque non applicabile al Suo specifico caso. Si raccomanda di consultare un avvocato esperto prima di assumere qualsiasi decisione in merito a concrete fattispecie.
Le informazioni contenute in questo sito web e nella rivista "Magistra Banca e Finanza" sono fornite solo a scopo informativo e non possno essere ritenute sostitutive di una consulenza legale. Nessun destinatario del contenuto di questo sito, cliente o visitatore, dovrebbe agire o astenersi dall'agire sulla base di qualsiasi contenuto incluso in questo sito senza richiedere una appropriata consulenza legale professionale, da un avvocato autorizzato, con studio dei fatti e delle circostanze del proprio specifico caso legale.