Di Antonio Pezzuto, ex Dirigente della Banca d’Italia
La Vigilanza della Banca centrale europea (BCE) conduce su base annuale una accurata analisi di individuazione e valutazione delle fonti di rischio per il settore bancario dell’area dell’euro, in collaborazione con le autorità nazionali competenti, attingendo ai contributi provenienti dai gruppi di vigilanza congiunti (Joint Supervisory Team), dalle funzioni macro e microprudenziali e dagli organismi internazionali (FMI, OCSE, Financial Stability Board, ecc.).
Ad avviso della BCE, i principali fattori di rischio per le banche vigilate in un orizzonte di due-tre anni sono: i) le sfide sul piano economico, politico e della sostenibilità del debito pubblico nell’area dell’euro; ii) la sostenibilità dei modelli imprenditoriali; e iii) i crimini informatici e le carenze nei sistemi informatici. A questi si aggiungono altri rischi cui le banche sono esposte, come quelli correlati alle strategie delle banche per i crediti deteriorati (non performing loans, NPL), all’allentamento dei criteri di concessione del credito, alla rivalutazione dei premi per il rischio, alla condotta irregolare del management aziendale, al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo, all’uscita del Regno Unito dall’Unione europea (c.d. Brexit), alle prospettive globali e a incertezze di natura geopolitica, alla reazione alla normativa e ai cambiamenti climatici[1].
Rispetto alla precedente rilevazione, sono stati individuati per il 2020 cinque nuovi fattori di rischio (sfide sul piano economico, politico e della sostenibilità del debito; sostenibilità dei modelli imprenditoriali; allentamento dei criteri di concessione del credito; riciclaggio e finanziamento del terrorismo; Brexit) sui quali le banche dovranno focalizzare maggiormente la loro attenzione e adottare, se del caso, soluzioni adeguate a fronteggiarli.
Pur continuando a segnalare un’espansione, le proiezioni sulla crescita dell’attività economica dell’area dell’euro per il biennio 2019-2020 sono state riviste al ribasso rispetto a un anno prima, per il persistere di debolezze nel commercio mondiale e di incertezze geopolitiche[2]. Malgrado la crescita economica degli ultimi anni, restano pronunciate le preoccupazioni per la sostenibilità del debito pubblico in diversi paesi, che risultano pertanto vulnerabili a una eventuale rivalutazione del rischio sovrano[3]. Inoltre, nell’eurozona il debito delle famiglie e delle imprese continua a posizionarsi su livelli elevati, accrescendo la vulnerabilità del settore privato a potenziali shock negativi.
La capacità delle banche di produrre adeguati margini reddituali risente delle pressioni esercitate dal contesto economico, dai bassi tassi d’interesse e dalla concorrenza del settore non bancario e della tecnofinanza (società fintech e big-tech). Al presente, più della metà delle banche significative registra un ROE (return on equity) inferiore al costo del capitale di rischio. Secondo le proiezioni del settore bancario, il ROE dovrebbe registrare una contrazione nel 2019 e nel 2020, dopo un lieve miglioramento nel 2018. Vi sono tuttavia buoni motivi per ritenere che tali stime siano sovradimensionate poiché il contesto macrofinanziario è peggiorato nel periodo intercorso da quando tali proiezioni sono state elaborate ed è anche possibile che le banche non abbiano tenuto nel dovuto conto degli effetti della maggiore pressione concorrenziale. Inoltre, se da un lato la digitalizzazione può offrire vantaggi in termini di maggiore efficienza e nuove opportunità commerciali, dall’altro costringe le banche a ridefinire le proprie linee strategiche e i propri modelli di business per adeguarli al mutato contesto macroeconomico, regolamentare e di mercato.
La crescente diffusione di tecnologie digitali accresce la vulnerabilità degli intermediari ad attacchi cibernetici, che possono causare costi notevoli e danni reputazionali[4]. Inoltre, un ragguardevole numero di banche impiega sistemi informatici obsoleti per eseguire processi aziendali critici, con conseguente aumento del rischio cibernetico.
Nonostante il significativo miglioramento della qualità degli attivi, la consistenza dei crediti deteriorati permane ancora elevata nel confronto internazionale. Rispetto al 2018, lo stock di NPL si è ridotto di 112 miliardi di euro, portandosi a 587 miliardi nel primo trimestre del 2019, e la loro incidenza media sul credito erogato è scesa al 3,7 per cento, dal 4,7 per cento[5]. Le banche devono quindi intensificare gli sforzi per ricondurre l’ammontare dei crediti deteriorati entro livelli fisiologici e rafforzare la propria capacità di resilienza a eventuali eventi avversi.
L’allentamento dei criteri di concessione del credito riscontrato nel periodo più recente potrebbe provocare un possibile accumulo di NPL in futuro. In particolare, criteri di selezione della clientela meno rigidi per i mutui a fini residenziali possono aumentare il rischio di credito data la consistente quota di questa tipologia di affidamenti nei bilanci bancari. In alcuni paesi elevati rapporti tra credito e valore della garanzia e tra servizio del debito e reddito, in presenza di un rilevante indebitamento dei prenditori, potrebbero rendere più difficile il rimborso se le condizioni economiche dovessero peggiorare.
Un peggioramento delle prospettive economiche o l’acuirsi delle tensioni geopolitiche, in particolare tra Stati Uniti e Iran, potrebbero determinare una rivalutazione dei premi per il rischio, con effetti negativi sui bilanci, sulle posizioni patrimoniali e sui costi di finanziamento delle banche. Una potenziale rivalutazione potrebbe altresì riverberarsi sulle condizioni economiche e di bilancio dell’area dell’euro, con conseguenti ripercussioni sul settore bancario.
Sono cresciuti, rispetto allo scorso anno, i timori per le attività di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo. Il coinvolgimento in episodi di riciclaggio di denaro, favorito da una governance debole e da diffuse carenze nei controlli interni, espone le banche a rischi non trascurabili. Ancorché la sorveglianza in materia di riciclaggio e finanziamento del terrorismo rientri nella sfera delle attribuzioni delle autorità nazionali, la BCE non può non tener conto dei potenziali rischi ad essi associati nell’esercizio delle proprie attività di supervisione.
Desta qualche preoccupazione un’eventuale uscita del Regno Unito dall’UE senza accordo, che potrebbe causare significative turbolenze nei mercati, con un potenziale inasprimento delle condizioni di finanziamento. L’impatto di tale scenario avverso dovrebbe risultare sostanzialmente modesto per l’UE; vi sono, tuttavia, rischi più elevati per quei paesi e banche che, per vicinanza geografica o per rapporti consolidati, sono strettamente collegati al Regno Unito.
Secondo le più recenti previsioni, nel corrente anno e nel 2021 la crescita mondiale si dovrebbe stabilizzare su livelli contenuti. Permangono peraltro rischi al ribasso, connessi principalmente alla debolezza del commercio mondiale e dell’attività manifatturiera, alla volatilità delle condizioni finanziarie e alle incertezze geopolitiche, per l’intensificarsi delle politiche protezionistiche[6]. Sulla crescita mondiale inciderà inoltre, in misura non trascurabile, il rallentamento dell’economia cinese a causa della diffusione su larga scala dell’epidemia di coronavirus[7].
La piena applicazione delle nuove regole sul capitale (Basilea 3) comporterà l’incremento dei requisiti patrimoniali minimi e, di conseguenza, una carenza di capitale a livello aggregato per le banche europee. Inoltre, l’introduzione del requisito minimo di fondi propri e passività ammissibili (minimum requirement for own funds and eligible liabilities, MREL)[8] e dello standard relativo alla capacità totale di assorbimento delle perdite (total loss–absorbing capacity, TLAC)[9], unitamente ad altre iniziative regolamentari di recente adozione (Direttiva MiFID II e Direttiva PSD2), influenzeranno le decisioni strategiche e di investimento delle banche.
L’ultimo fattore di rischio per le banche è rappresentato dai cambiamenti climatici cui le banche centrali e le autorità di vigilanza rivolgono crescente attenzione, pur non rappresentando questi una minaccia per la stabilità finanziaria dell’area nell’immediato[10]. La BCE ritiene che eventi metereologici estremi più frequenti e gravi o la transizione verso un’economia a bassa emissione di carbonio potrebbero riflettersi negativamente sulle banche europee, anche in termini di continuità operativa e profili di rischio delle attività detenute[11]. Poiché i rischi connessi ai cambiamenti climatici si intensificheranno in un orizzonte temporale di due-tre anni, la Vigilanza si attende che le banche tengano conto di tali fattori nei sistemi di gestione dei rischi.
Per assicurare che le banche affrontino tali sfide con la dovuta efficacia, la Vigilanza della BCE ha riconsiderato le priorità della sua azione per il 2020, riconducendole alle seguenti aree di intervento: i) ulteriore azione di risanamento dei bilanci, attraverso verifiche di follow-up riguardanti le linee guida sugli NPL, verifiche di follow-up riguardanti i modelli basati sui rating interni per il calcolo dei requisiti di primo pilastro, il rischio di negoziazione e di mercato; ii) rafforzamento della capacità di tenuta futura, attraverso la verifica della qualità dei criteri di concessione dei prestiti, i processi interni di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale e della liquidità, la valutazione dei modelli imprenditoriali e della redditività, la valutazione del rischio informatico, le prove di stress prudenziali, la valutazione della conformità alle aspettative sulla governance in aree specifiche; e iii) verifiche di follow-up sulla Brexit.
Per quanto riguarda il punto sub i), la Vigilanza continuerà ad adoperarsi per impedire l’accumulo degli NPL nei bilanci bancari. Proseguirà pertanto nel dialogo con gli intermediari interessati per verificare lo stato di attuazione delle aspettative di vigilanza definite a livello di singola banca, avendo presente l’obiettivo di conseguire un adeguato livello di copertura dei crediti deteriorati (c.d. coverage ratio) in un orizzonte di medio periodo. Saranno inoltre richiesti alle banche significativi interventi di vigilanza per soddisfare i requisiti del programma dell’Autorità bancaria europea per la revisione del metodo dei rating interni (internal ratings–based, IRB). Da ultimo, saranno condotte ispezioni di vigilanza presso intermediari con esposizioni in strumenti complessi valutati al fair value, per la valutazione dei rischi di negoziazione e di mercato.
Per il raggiungimento dell’obiettivo di cui al punto sub ii), la Vigilanza intende: 1) svolgere un’analisi per acquisire maggiori elementi informativi sulle prassi e i processi di erogazione del credito e condurre ispezioni in loco su esposizioni immobiliari a elevato grado di leva, al fine di mitigare i potenziali rischi; 2) adoperarsi per migliorare l’ICAAP (Internal Capital Adequacy Assessment Process)[12] e l’ILAAP (Internal Liquidity Adequacy Assessment Process)[13] delle banche, anche attraverso visite ispettive; 3) valutare i modelli imprenditoriali e la redditività degli intermediari nonché i rischi informatici e cibernetici cui gli stessi sono esposti svolgendo ispezioni e monitorando tali rischi nell’ambito dello SREP (Supervisory Review and Evaluation Process)[14]; 4) sottoporre le banche a prove di stress; 5) valutare la conformità della governance alle aspettative di vigilanza, integrando in tal modo l’ordinaria valutazione dei gruppi di vigilanza congiunti nell’ambito dello SREP.
Relativamente al punto sub iii), la BCE continuerà a seguire da vicino l’attuazione dei piani predisposti dalle banche per la Brexit, con particolare riguardo a quelli approntati in caso di uscita del Regno Unito senza accordo[15]. Oltre a ciò, altre attività saranno condotte su base continuativa, come ad esempio quelle relative all’attuazione dell’IFRS 9[16].
[1] La lista delle aree di rischio individuate dalla BCE non è da considerarsi esaustiva. Infatti, le azioni di vigilanza possono essere diversificate in base a specifici profili di rischio delle banche.
[2] Secondo le previsioni formulate a dicembre 2019 dalla BCE, la crescita del prodotto in termini reali dovrebbe rimanere modesta nel breve periodo. Oltre il breve termine, le condizioni di finanziamento positive, favorite dall’orientamento accomodante della politica monetaria, l’ipotesi di una Brexit ordinata e una lieve attenuazione delle altre incertezze a livello mondiale dovrebbero nell’insieme sostenere una ripresa durevole della crescita nel medio periodo. Il ritmo di espansione del PIL subirebbe quindi un leggero calo nel 2020, all’1,1 per cento, per poi salire all’1,4 per cento nel 2021 e nel 2022.
[3] Secondo le più recenti proiezioni della BCE, il rapporto tra debito pubblico e PIL dovrebbe scendere di quasi quattro punti percentuali tra il 2018 e il 2022 (dall’85,8 all’81,1 per cento), per effetto di un differenziale favorevole tra crescita e tassi di interesse e di un saldo primario positivo, seppure in calo. Tuttavia, in molti paesi i livelli del debito rimangono elevati. Di qui l’esortazione ai governi di questi paesi a perseguire politiche di bilancio prudenti e conseguire gli obiettivi di saldo strutturale, per creare le condizioni affinché gli stabilizzatori automatici operino liberamente. Cfr. BCE, Bollettino economico, n. 8/2019.
[4] Il sistema finanziario costituisce un obiettivo preferenziale per i pirati informatici, mossi dal proposito di realizzare profitti o di impedire l’ordinato funzionamento del sistema economico per motivi politici. Gli attacchi al sistema finanziario sono condotti talvolta con metodi semplici, come il furto di credenziali di accesso ai conti bancari mediante il phishing, talaltra con metodi complessi che portano alla sottrazione di fondi o di dati e informazioni su larga scala. Le autorità di settore sono state tra le prime a prestare attenzione al rischio cibernetico, intuendone il potenziale impatto negativo non solo sui singoli operatori colpiti, ma anche sulla fiducia del pubblico nei confronti del sistema finanziario. Per maggiori dettagli cfr. Banca d’Italia, Sicurezza cibernetica: il contributo della Banca d’Italia e dell’IVASS, agosto 2018.
[5] Alla consistente riduzione dello stock di esposizioni deteriorate hanno concorso principalmente le iniziative intraprese dalle Istituzioni europee, tra le quali si segnalano le linee guida per le banche sui crediti deteriorati emanate dalla BCE a marzo 2017, l’Addendum alle linee guida di marzo 2018, le aspettative di vigilanza riguardo agli accantonamenti per le consistenze di NPL e il Regolamento (UE) 630/2019 relativo alla copertura minima delle perdite sulle esposizioni deteriorate.
[6] L’inasprimento delle controversie commerciali tra Stati Uniti e Cina potrebbe ripercuotersi sul clima di fiducia delle imprese e ridurre la crescita globale.
[7] La banca d’affari Morgan Stanley ha stimato che la perdita di PIL per la Cina potrebbe aggirarsi intorno a 0,5-1,0 punti percentuali nel primo trimestre se il picco di diffusione dell’epidemia fosse tra febbraio e marzo. Se invece il picco si manifestasse tra marzo e aprile la perdita sarebbe leggermente superiore nel primo semestre di quest’anno. Per l’economia mondiale, la perdita di prodotto sarebbe pari a 0,15-0,3 punti percentuali nel primo trimestre.
[8] Tale requisito, introdotto dalla Direttiva europea sul risanamento e la risoluzione delle banche (c.d. BRRD), mira ad assicurare che, in caso di risoluzione, una banca disponga di risorse patrimoniali in grado di assorbire le perdite e di ricapitalizzarsi. Esso è “calcolato come l’importo di fondi propri e delle passività ammissibili, espresso in percentuale delle passività e dei fondi propri”.
[9] Tale requisito, disciplinato dal Financial Stability Board, mira a garantire che le banche a rilevanza sistemica globale (G-SIBs), in caso di risoluzione, abbiano sufficiente capacità di assorbimento delle perdite e di ricostruzione del capitale.
[10] Nell’ambito delle iniziative volte a contrastare i cambiamenti climatici si colloca il piano sull’European Green Deal lanciato dalla Commissione europea nel dicembre 2019, il quale prevede di: i) ridurre a zero le emissioni di gas a effetto serra in Europa entro il 2050; ii) accelerare la transizione verso un’economia sostenibile; iii) rilanciare lo sviluppo economico in modo sostenibile, riducendo le disuguaglianze sociali e la disoccupazione. Per il raggiungimento di questi obiettivi, la Commissione intende stanziare 100 miliardi di euro all’anno per dieci anni.
[11] Condizioni meteorologiche avverse potrebbero causare distruzioni nei settori di attività sovvenuti dalle banche (ad esempio, agricoltura e allevamento del bestiame) o distruggere le garanzie reali acquisite a tutela del credito. Parimenti, la transizione a un’economia a bassa emissione di carbonio potrebbe incidere su determinati settori economici (ad esempio, servizi di pubblica utilità, trasporti ed edilizia). Cfr. BCE, Analisi dei rischi per il 2019.
[12] Le banche sono tenute a valutare autonomamente, in termini attuali e prospettici, l’adeguatezza del capitale necessario a coprite tutti i rischi rilevanti (rischio di credito, di mercato, operativo, strategico, di reputazione, ecc.).
[13] Le banche sono chiamate a valutare in piena autonomia l’adeguatezza, sia attuale sia prospettica, delle risorse liquide a fronteggiare gli impegni di pagamento in ogni momento, anche in condizioni avverse.
[14] Lo SREP è condotto annualmente dalle autorità di vigilanza (BCE per le banche significative e le autorità nazionali per le banche meno significative) per valutare e misurare i rischi a livello di singola banca. Il 28 gennaio 2020 la BCE ha pubblicato i risultati dello SREP svolto nel 2019. L’esercizio ha evidenziato che i requisiti e gli orientamenti complessivi SREP in termini di capitale minimo di classe 1 (Common Equity Tier 1, CET 1) sono rimasti nel 2019 stabili al 10,6 per cento. I requisiti patrimoniali di secondo pilastro, fissati dalla BCE per ogni banca, e gli orientamenti non vincolanti di secondo pilastro sono stati pari in media rispettivamente al 2,1 e all’1,5 per cento, entrambi invariati rispetto al 2018. Sono inoltre emersi elementi di preoccupazione sulla sostenibilità del modello imprenditoriale per la bassa redditività e sull’efficacia della governance e del sistema dei controlli interni.
[15] Il 30 gennaio 2020 il Consiglio europeo ha ratificato l’accordo di recesso del Regno Unito dall’Unione europea. Pertanto, dal primo febbraio 2020 il Regno Unito non è più uno Stato membro dell’UE. L’accordo prevede un periodo di transizione fino al 31 dicembre 2020, durante il quale saranno definiti i termini dei futuri rapporti economici tra l’Unione e il Regno Unito.
[16] E’ un principio contabile, obbligatorio dal 1° gennaio 2018 in sostituzione dello IAS 39, che cambia le regole contabili della rilevazione degli strumenti finanziari.
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